Quattro chitarre “sporche” ed esperte scandiscono gli ultimi due giorni di Etna in Blues

EtnainbluesMascalucia – Un magistrale intreccio nato da due chitarre dalla forte personalità suonate da Tom Gray (lap steel) e Mark Johnson (bottleneck guitar) insieme al bassista Franheroseph e James Stafford alla batteria. Loro sono i Delta Moon, “roots rock” band di Atlanta (Georgia) ospiti big di stasera, seconda serata sul palco del Festival Etna in Blues a Mascalucia, organizzato dall’Associazione inBlues.

I Delta Moon e quell’atmosfera del Mississippi

Il sound potente, indiavolato ma al contempo mistico del gruppo, ricorda le atmosfere del Mississippi blues. Con l’uscita del loro settimo album Black Cat Oil nel 2012, i Delta Moon hanno venduto migliaia di dischi. Il loro spettacolo dal vivo non è secondo a nessuno, le due chitarre slide dei Delta Moon trasportano l’ascoltatore nel profondo Sud degli Stati Uniti d’America. Quest’anno sono tornati a calcare i palchi italiani per presentare il loro nuovo lavoro “Low Down”.
Per conoscerli meglio abbiamo rivolto alcune domande e le risposte non hanno lasciato dubbi, sono davvero spettacolari.
Etna in blues DeltaMoonLa vostra musica è una miscela di suoni e personalità, come nasce questo connubio perfetto?
«Pensiamo in termini di band. Ognuno ha un ruolo altrettanto importante da svolgere nel contribuire al suono complessivo. Cerchiamo di utilizzare i punti di forza di ciascuno per ottenere il massimo effetto».
A quali artisti vi ispirate?
«Ci piacciono tutti i tipi di musica, ma il nostro sound è basato sulla musica del sud profondo, per lo più blues e soprattutto collinari country blues del nord del Mississippi. Ci piacciono Fred McDowell, RL Burnside, Blind Willie Johnson, gli Staple Singers, ma anche gli Stones, Tom Waits. Di Peter Green Fleetwood Mac, e avanti e avanti e avanti. Siamo un miscuglio di influenze».
Cos’è il blues per voi e quali emozioni scatena?
«Il blues è una terapia. Un modo per esprimere le mie emozioni, un modo di lasciare scorrere i miei sentimenti, un modo per sentirsi bene. A volte un modo per far uscire le frustrazioni del giorno o, talvolta, a dire… sì, sono così felice di essere qui! Il blues è di essere umani e la condivisione delle cose che tutti abbiamo in comune».
Da non perdere dunque il live al Parco Trinità Manenti per una serata davvero indimenticabile. A riscaldare pubblico e atmosfera saliranno sul palco Round The World (Me), Leakers Band (Ct), The Southern Gentleman League (Rc), band vincitrici del concorso “on the road”, per poi lasciare la scena ai Delta Moon.
Ad intervistare nel backstage gli artisti saranno gli speakers dell’accademia radiofonica Radio Academy.

Ballad, rumba e jazz con Peter Karp e Sue Foley domani sempre alle 20.30

09 A2 - Etna in blues fotokarpL’ultimo appuntamento con il Festival Etna In Blues è con Peter Karp e Sue Foley domani, sabato 25 luglio, al Parco Trinità Manenti a Mascalucia (CT).
Lui, voce profonda e vagamente roca, tipica del songwriter americano, indossa una Dobro Guitar tirata a lucido ma solo per le copertine, di fatto la suona sporca ed esperta come quella dei veri bluesman. Lei, timbro sbarazzino e pulito, a metà tra Anais Mitchelle Bonnie Raitt, veste una Telecaster tutta donna e porta con sé lo stile di un’affascinante country woman, from Canada. Accompagnati da musicisti eccezionali, incantano con questo suono compatto, festoso tra Rockabilly, Memphis Sound, Mississippi Blues, dolcissime ballad e rumba sospesa tra blues e jazz. Un evento che sa catturare l’attenzione anche del pubblico meno attento e che restituisce il giusto tributo a questi due artisti prossimi alle Nomination dei Grammy Blues Award made in USA.
Idee chiare e buon tiro, l’affiatamento tra i due artisti è certamente notevole, che di blues e dintorni ne sanno parecchio. Un’idea musicale intrigante e unica realizzata da due artisti talentuosi e ispirati. Il gruppo musicale si racconta in una breve intervista e spiega come è avvenuto l’incontro che li vede insieme da diversi anni.
Come vi siete conosciuti e avete capito che insieme avreste fatto un grande lavoro?
«Ci siamo incontrati in un grande festival di musica in Canada pochi anni fa e abbiamo iniziato a conoscerci attraverso lettere e mail. Le lettere sono state trasformate in canzoni, e le canzoni trasformate in nostro primo CD, He Said She Said.
«Fino ad allora eravamo artisti solisti. Peter era conosciuto come l’unico e di talento, acclamato dalla critica, cantautore / musicista e Sue era conosciuta come un blues, fiammeggiante chitarrista e compositore. Il nostro CD, He Said She Said, ci ha procurato un sacco di attenzione e di interesse e quindi abbiamo deciso di andare in tour insieme più di cinque anni fa. Da allora abbiamo pubblicato un secondo CD, Al di là delle Crossroads e siamo in procinto di rilasciare altri due CD da gennaio 2016. È stato un grande tour e siamo molto soddisfatti per l’attenzione e i consensi che abbiamo ricevuto. Siamo felici per il successo ottenuto e siamo entusiasti di essere in tour Italia quest’estate».
Quali artisti vi ispirano?
«Siamo il frutto di diverse influenze musicali, ma siamo entrambi d’accordo che la musica popolare del 1960 è stata molto speciale, da Motown e Stax, ai Beatles, i Rolling Stones. Siamo stati anche influenzati da 1970 gruppi punk come i Ramones e i Clash. Per Peter: Lou Reed, John Prine, Elmore James, Tony Joe White, Freddy King, Bob Dylan. Per Sue: del 1950 Chess Records, Muddy Waters, Little Walter, Jimmy Rogers, Memphis Minnie, Etta James, Billie Holiday e Lester Young».
Il Blues quali emozioni vi scatena?
«La passione per la musica e la vita».
Ad aprire l’ultima serata del Festival Marco Corrao (Me), The Sperados (Pa), Walter Catania (En), band vincitrici del concorso “on the road”, per poi lasciare il palco a Peter Karp & Sue Foley. Si comincia alle ore 20.30.

Vuoi lasciare un commento?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *