#DiventeràBellissima. Tre giorni di incontri, spettacoli, programmi, ma soprattutto i progetti politici per il futuro firmati Nello Musumeci. Questo è quello che ci aspettavamo dalla convention che si è svolta alla Vecchia Dogana ed è anche per questo, e in nome di un affetto che, né noi né Catania, ha mai dimenticato nei confronti del presidentissimo della Provincia Regionale ci siamo andati. Per curiosità prima di tutto, attratti da quello spettacolo così tanto criticato e osannato di Pietrangelo Buttafuoco, Buttanissima Sicilia, che della convention doveva essere il riassunto e l’emblema visto che nella cronologia degli appuntamenti era stato messo in pole position non solo per i contenuti, ma soprattutto per l’autore sospirato e agognato e così tanto di tendenza per quella – ormai scomparsa – capacità di dire ciò che si pensa senza lacci o lacciuoli. Buttanissima Sicilia era in programma alle 21 della prima sera, subito dopo il dibattito d’apertura che, in verità è durato un po’ di più del previsto. Ma siamo a Catania e il quarto d’ora accademico si tollera, anche se i quarto d’ora diventano quattro. E poi non era una prima da niente, era La prima a Catania, la satira con la S maiuscola contro quella Sicilia venduta e svenduta che si autocastra per colpa delle sue prime donne che altri non sono che i suoi politici. Così tanto alliacciati alla propria poltrona da non riuscire a vedere che se dimostrassero più amore verso questa splendida Sicilia, di poltrone potrebbero forse gestirne anche di più, producendo ricchezza per tutti senza bisogno di distruggere.
Satira con la S maiuscola, ci aspettavamo questo da Buttanissima Sicilia e abbiamo avuto di più… quasi novanta minuti – gestiti in modo eccellente e strabiliante da Salvo Piparo, il protagonista – di prese per i fondelli, ironia, stornelli, canzoni, scene mimate insomma tutto ciò che la satira può far nascere sull’omosessualità del presidente Crocetta. Più e più volte ricordato con nome e cognome e… “Sesè”. È vero, per alcuni brevissimi sprazzi l’obiettivo si è spostato su Miccichè, ma è stato un volo pindarico, quasi un battito di ciglia o un fremito che dava l’assist a un affondo più profondo sul Sesè di Palazzo d’Orlèans deriso persino in una versione ad hoc (ahimè) dell’Ave Maria.
Ma davvero è stato questo il preludio di #DiventeràBellissima? Una satira che condanna a tutto spiano un presidente per i suoi gusti sessuali, quando ci sarebbe ben altro da condannargli, lascia inorriditi e anche un po’ disgustati, non tanto per lo spettacolo che probabilmente avremmo gradito in un palco politicamente anonimo di un qualsiasi teatro, ma per averlo scelto per una convention politica che vorrebbe, e dovrebbe, proporre idee precise, progetti, linee di condotta per dare a questa Sicilia – perché è lei che dovrebbe #DiventareBellissima – una svolta decisa e determinata verso un futuro di turismo, rilancio economico, servizi, infrastrutture e civiltà. Eppure tutte queste cose non le ho viste alla convention, né la prima sera né l’ultima durante il discorso conclusivo di Nello Musumeci che è sempre stato un buon leader con un buon seguito e un ottimo appeal sulla gente, anche se negli ultimi anni qualche mossa l’ha sbagliata e quasi sempre per aver sbagliato a scegliere le persone con cui camminare e portare avanti il suo progetto. Persone vecchie anagraficamente e/o di pensiero. E vecchia era anche la platea, con un’età media così alta da far pensare che una qualsiasi vittoria elettorale di alti livelli sarebbe impensabile. Insomma era tutto così vecchio che persino il ricordo al sindaco ucciso a Caltanissetta nel ’99 è sembrato anacronistico: un omicidio portato come esempio di una crisi di cui, in quell’anno, non si sentiva neanche l’odore.
Durante questo discorso non ho visto un barlume di speranza, una scintilla particolare né un particolare trasporto in chi ascoltava, eppure ho sentito parlare Nello Musumeci mille volte e mille volte mi ha toccato il cuore. Non stavolta purtroppo. E mentre affermava che gli immigrati devono tornare da dove sono venuti e che l’Italia può accogliere solo i rifugiati politici, qualcuno da dietro i ventagli sussurrava al vicino “tanto io voterò Salvini”.
Monica Adorno