Catania – Ben 2000 ettari nel solo comune etneo, più di 500 ditte con un numero di dipendenti complessivo stimato in 16.000 persone: questi sono i numeri della zona industriale di Catania, un’area molto vasta che sconfina anche nei territori di Belpasso e Paternò. Una zona così ampia da presentarsi come una città nella città, che dovrebbe rappresentare il cuore pulsante di un’area a grande propulsione industriale.
“La Milano del Sud”, dicevano tanti tanti anni fa… invece la realtà presenta una fotografia davvero inaccettabile: avvallamenti, buche, degrado, fosse, discariche piccole e grandi, pericoli, marciapiedi inesistenti o impraticabili, segnaletica verticale e orizzontale del tutto assente. Tante le segnalazioni di chi in questi giorni ha avuto difficoltà nel raggiungere il proprio luogo di lavoro. Arrivare in alcune strade è davvero un dramma, i principali viali di accesso sono spesso impraticabili, l’asfalto è divelto e in alcune zone si sono create delle vere e proprie voragini. L’illuminazione pubblica in alcune vie è totalmente assente: questo rende la zona pericolosa per i suoi fruitori. E i tombini? Otturati o divelti. Questa è la zona industriale di Catania, la più densamente popolata di industrie di tutta la Sicilia e anche quella maggiormente deteriorata.
Basta poi, qualche giorno di pioggia (come oggi, ndr) per complicare ancora di più una situazione già al limite, dove per gli imprenditori è diventato davvero difficile riuscire a lavorare e, dunque, a programmare investimenti per il futuro.
Abbandono e incuria sono le due situazione con le quali ogni giorno lavoratori, fruitori dell’area e impresari si trovano a fare i conti: un’area faticosa da gestire quella dell’Etna Valley, che a causa proprio della sua grandezza è amministrata da più Enti che invece di fare squadra e provare a trovare soluzioni comuni per risolvere i problemi ordinari e straordinari, si dilettano con il più vecchio dei giochi che spadroneggia in questi casi cioè “lo scarica barile”. E intanto la storia si ripete con le aziende che, nonostante abbiano un grande bacino d’utenza, combattono ogni giorno con problemi che rendono difficile la quotidianità lavorativa.
Difficile, dunque, comprendere – proprio per la vastità dell’area – a chi toccherebbe questo o quel lavoro di manutenzione. E intanto i dipendenti della zona sono costretti ad andare a lavorare superando veri e propri laghi che si sono creati in questi giorni post nubifragio, facendo attenzione a non trovarsi in situazioni rovinose per i propri mezzi di trasporto. E se il sole ha già provveduto ad asciugare tutto non significa che i problemi sono risolti per sempre. Alla prossima pioggia i torrenti e i laghi torneranno. Del resto non è la prima volta che imprenditori e lavoratori hanno dovuto ricorrere alla Protezione Civile o ai Vigili del Fuoco per uscire indenni dall’ennesimo acquitrino.
Il risultato di anni di incuria è visibile a tutti, con l’area che è invivibile e non sufficientemente dignitosa per una città come Catania che ha fatto negli anni dell’industria un suo punto di forza. Una zona industriale che continua a fare i conti con un degrado sempre in crescita che, nonostante i proclami delle varie amministrazioni che si sono susseguite sul ripristino del decoro dell’area, continua a campeggiare in ogni angolo dell’Etna Valley, con l’inevitabile conseguenza che lo sviluppo industriale e produttivo resta fermo al palo. Questo articolo è stato pubblicato su Leggimi/Il Mercatino che è andato in edicola il 18 settembre. Ve lo proponiamo oggi quando il problema della zona industriale è più attuale che mai sia alla luce degli interventi che sono stati fatti stanotte dal Comune di Catania, sia alla luce della nota inviata da Confcommercio Catania che vi proponiamo: «Soliti disagi alla zona industriale di
Catania causati dalle forti piogge. Resta inascoltato il grido d’allarme degli imprenditori, si decide di intervenire per vie legali.
Lunedì 5 ottobre alle ore 9, presso l’azienda Inalme, il delegato di Confcommercio per la zona industriale Fabio Impellizzeri ha convocato un incontro con gli imprenditori alla presenza dell’avv. Simone Marchese per denunciare alla Procura lo stato in cui versa la zona industriale e la mancata manutenzione dei canali preposti alla defluizione delle acque piovane.
Già tre anni fa, in occasione dell’alluvione che arrecò gravissimi danni alle nostre aziende – afferma Fabio Impellizzeri – depositammo in Procura una denuncia per dissesto colposo ma dalla stessa fu archiviata. Non ci arrendiamo e continuiamo a far sentire la nostra voce”».
Antonietta Licciardello