Si tratta di un vero e proprio salvavita introdotto con l’art. 7 comma 11 della Legge Balduzzi
Dopo tante vicende dolorose e dopo la morte di Piermario Morosini e le polemiche sul suo mancato uso per improvviso arresto cardiaco, ecco una normativa, sancita dalla legge Balduzzi, che impone come obbligatoria la dotazione del defibrillatore in tutte le aree dove si esercitano sport. Obbligo che scatterà dal primo gennaio 2016. Così come indicato all’articolo 7 comma 11 del “Decreto Balduzzi” il prezioso apparecchio dovrà essere presente in ogni impianto sportivo, pena la sospensione dell’attività sportiva, ma sarà necessario, ovviamente, addestrare alcune persone all’uso dell’apparecchio in modo da provvedere con urgenza alle manovre di rianimazione richieste in caso di arresto cardiaco. Da quest’obbligo sono escluse le società che «svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio». Insomma, dovranno averlo chi fa calcio, basket o arti marziali, mentre biliardo e ping pong no.
Anche se l’obbligo scatterà a gennaio c’è già qualche amministrazione che ha anticipato i tempi. Il comune di Adrano, infatti, grazie all’opera di prevenzione dell’assessore allo sport Vincenzo Calambrogio, ha acquistato 4 apparecchi di cui verranno dotati gli impianti gestiti dal Comune. Anche Biancavilla ha aderito al progetto relativo all’installazione di postazioni pubbliche d’emergenza contenenti defibrillatori, finanziato dall’assessorato regionale alla Salute e dalla collaborazione degli operatori del 118 (S.E.U.S). Un progetto, a costo zero per Biancavilla, divenuto realtà lungo via Vittorio Emanuele e nei pressi di piazza Roma.
Un’iniziativa dal grande spessore sociale e umano. La cosiddetta “Legge Balduzzi, infatti, potrebbe ridurre notevolmente i casi di decessi per problemi cardiaci occulti negli atleti in quanto l’apparecchio è sicuro e guida alle manovre il soccorritore. Ovviamente è meglio provvedere alla formazione di persone, tanti quanti sono le associazioni autorizzate all’utilizzo dell’impianto sportivo, così come indicato nell’articolo del “Decreto Balduzzi”,
Il defibrillatore è un salvagente contro le morti in campo di persone che non sopportano uno sforzo eccessivo o che presentano delle anomalie che, per vari motivi, sfuggono agli accertamenti del medico sportivo, agonistici o dilettantistici. Ciò che importa è che dobbiamo imparare ad intervenire prima che sia troppo tardi, o che arrivi il 118, su persone che improvvisamente potrebbero trovarsi a lottare tra la vita e la morte.
Che cos’è e come funziona ce lo spiega il cardiologo dott. Giovanni Ricca: “Arresto cardiaco improvviso significa semplicemente che il cuore inaspettatamente e improvvisamente smette di battere. Questo di solito è causato da un ritmo cardiaco anomalo chiamato fibrillazione ventricolare (FV), caratterizzato da un’attività elettrica cardiaca assai rapida e irregolare.
“L’unico trattamento efficace per la FV – prosegue Ricca – è una scossa elettrica denominata defibrillazione. La defibrillazione è una corrente elettrica applicata al torace che passa attraverso il cuore con lo scopo di arrestare la FV e riportare il sistema elettrico del cuore alla normalità. Questa corrente aiuta il cuore a riorganizzare l’attività elettrica in modo che possa pompare di nuovo il sangue”.
Il defibrillatore semiautomatico (spesso abbreviato con DAE, defibrillatore automatico esterno) è dunque un dispositivo, dotato di sensori per riconoscere l’arresto cardiaco dovuto ad aritmie come la fibrillazione ventricolare e tachicardia ventricolare, in grado di effettuare la defibrillazione delle pareti muscolari del cuore in maniera sicura.
Sebbene la FV sia il ritmo più comune in un arresto cardiaco, non è l’unico. Il DAE eroga uno shock solo in caso di FV e TV (tachicardia ventricolare) che è un ritmo cardiaco molto debole e molto rapido. Ci sono, però, altri ritmi cardiaci associati all’arresto cardiaco improvviso che non sono defibrillabili. Un defibrillatore semiautomatico determina automaticamente se, per il ritmo cardiaco che sta analizzando, sia necessaria una determinata scarica, e seleziona il livello di energia necessario. L’utente che lo manovra non ha la possibilità di forzare la scarica se il dispositivo segnala che questa non è necessaria.
Come funziona? Il funzionamento avviene per mezzo dell’applicazione di placche adesive sul petto del paziente nei punti del torace indicati dalla stessa. Quando tali elettrodi vengono applicati al paziente, il dispositivo controlla il ritmo cardiaco, si carica e si predispone per la scarica. Quando il defibrillatore è carico, per mezzo di un altoparlante, fornisce le istruzioni all’utente, ricordando la necessità di allontanarsi dal paziente e di premere un pulsante per erogare la scarica.
Dopo ciascuna scarica, il defibrillatore si mette in “attesa” e dopo due minuti ri-effettua l’analisi del ritmo cardiaco e, se necessario, ri-eroga la scarica.
All’interno del DAE è presente una piccola “scatola nera”, e dal momento in cui viene acceso registra tutti i rumori ambientali, oltre all’elettrocardiogramma del paziente dal momento in cui vengono collegate le placche o sensori.
Cosa succede se non si eseguono perfettamente tutte le fasi della RCP e della defibrillazione?
Il soccorso su un arresto cardiaco improvviso è una situazione di stress elevato per il soccorritore. Anche gli operatori sanitari più esperti possono sbagliare. In caso di arresto cardiaco, il massaggio cardiaco e l’utilizzo di un DAE possono solo aiutare la vittima.
Cosa succede se non si è sicuri di dover utilizzare un DAE?
“Ricordare sempre questa regola: si usa il DAE e si fa un massaggio cardiaco – conclude Ricca – solo su una persona che non respira e non risponde”.
Carmelo Santangelo