Allerte disattese, strade crollate a Valverde e Acireale, trasporti azzerati, infrastrutture al tracollo e Messina senz’acqua da 15 giorni… l’unica è sperare nel bel tempo
La Sicilia delle allerte, delle polemiche e dei disastri annunciati. È un vero e proprio triangolo delle Bermuda quello su cui sta navigando la Sicilia, un disastro che dà la mano a quello successivo senza lasciare il tempo di una tregua. Si comincia dalle allerte che si susseguono incessantemente e spesso senza un serio e reale maltempo che accompagni i colori delle allerte che contraddistinguono la Sicilia negli avvisi della Protezione Civile. Così un codice rosso è sconfessato dal sole fin quasi al tramonto, come è successo sabato scorso, e un arancio può portare trombe d’aria inaspettate. Da vent’anni a questa parte le previsioni meteo sono rimaste inalterate: lasciano il tempo che trovano salvo costringere la stragrande maggioranza dei sindaci a chiudere le scuole. Ma non per tutti, sia chiaro: le scuole chiudono per gli studenti e i professori ma rimangono aperte per gli altri dipendenti. E succede lo stesso all’università, vacanza (se così si può chiamare) per quasi tutti. E allora ci chiediamo perché chiudono le scuole? Dipende dal maltempo o dal fatto che le strutture non sono idonee? Non è la prima volta che ci facciamo questa domanda e di volta in volta i dubbi aumentano perché se sono le strutture a non essere sicure non lo sono per tutti, mica solo per gli “eletti”. E allora perché non chiudere anche gli uffici pubblici? Siamo certi che quest’ultimi siano assolutamente sicuri?
Minuetto Catania-Palermo, TrenItalia assicura ritardi
Bisogna dire, però, che è una fortuna che il sole splende spesso dalle nostre parti perché quando il codice rosso è davvero rosso i disastri sono immani. Ed è giusto un miracolo se ancora non c’è scappato il morto: una strada crollata a Valverde durante la penultima allerta, un’altra ad Acireale domenica scorsa. Due comuni diversi ma due strade centralissime implose su se stesse. E la gente è lì a chiedersi su cosa stiamo camminando, su quale marciapiede potranno muovere un passo senza farsi, contemporaneamente, il segno della croce. Questo è quello che succede in città, ma fuori dalle città la situazione non è allegra per niente: le infrastrutture siciliane sono al tracollo e raggiungere un qualsiasi capoluogo altro rispetto a quello di partenza è un viaggio quando non diventa un’avventura. Così per andare da Catania a Palermo ci vogliono almeno quattro ore anche prendendo il famoso Minuetto che proprio dall’inizio di questa settimana ha ripreso a funzionare su quei binari che erano stati vittima – tre settimane fa – di un deragliamento che ha minato ancora di più gli spostamenti dei siciliani. Tra l’altro un funzionamento parziale su cui persino TrenItalia garantisce ritardi di almeno mezz’ora. Trenta minuti che, in base a quanto monitorato dal Comitato Pendolari Siciliani, diventano anche 135 come è successo lunedì 2 novembre sul Palermo-Catania n. 3804 delle 9.38. I ritardi però dovrebbero diminuire per arrivare, a metà novembre, quasi alla normalità purché il beltempo assista la Sicilia: “Il graduale ritorno alla piena funzionalità della linea potrà avvenire entro metà novembre, in presenza di un sensibile miglioramento delle condizioni metereologiche” si legge nella nota di Trenitalia.
Catania città test per nuove regole di allerta
Che il bel tempo ci assista forse è la preghiera che dovremmo recitare più spesso a dispetto delle allerte allarmanti della Protezione Civile che al sindaco Bianco non vanno giù. E anche giustamente. Sabato scorso era stato previsto il finimondo e poi Catania si è svegliata col sole. E anche nel mese di ottobre erano state chiuse le scuole per un’allerta che poi si era rivelata un bluff. E Bianco non ci sta. Quindi dopo un comunicato di protesta contro un bel tempo non saputo prevedere, ha provveduto a fissare un incontro, con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, per questa settimana e un altro con il responsabile nazionale della Protezione civile in vista della riunione che si terrà a Catania il 12 novembre. “Catania sarà l’area test per sperimentare le nuove regole per l’allerta meteo. Dobbiamo interagire strettamente con la Protezione civile per ridurre al minimo l’impatto sul territorio di questi fenomeni di tropicalizzazione oggi non più eccezionali ma purtroppo frequenti” che hanno causato danni ingenti in tutto il comprensorio e non solo. Un motivo che ha spinto Bianco a chiedere lo stato di calamità sia al governo regionale sia a quello nazionale. Per questo si invitano i cittadini a denunciare i danni subiti a questi numeri: 095.7101148-9-50-51-55 – Fax 095.7101106 oppure al n° 095.484000 (attivo h. 24) – Fax 095.7101172. L’email è quella della Protezione civile protezionecivile@comune.catania.it
Il dramma di Messina da 15 giorni senz’acqua
Ma chi sta subendo davvero i danni maggiori è senza dubbio la città di Messina in ginocchio da 15 giorni ormai per la totale mancanza di acqua provocata da una frana che si stava cercando di riparare e che si è ripresentata martedì mattina vanificando tutto ciò che era stato fatto fino a quel momento. Pensare a una città senz’acqua per due settimane fa venire brividi seri e ancor di più sapere che nessuno, ma proprio nessuno, riesce a porre rimedio a un simile disastro. Il minimo che ci sentiamo di dire è che una vergogna. E le invettive lanciate da Crocetta ieri sera per “trovare una soluzione con la testa”, fino a questo momento non sembrano aver cambiato di una goccia la situazione.
Monica Adorno