Palermo – “Se tutto andrà bene, se ne parlerà a fine gennaio”. Il deputato all’Ars Antonio Malafarina, ex Megafono oggi approdato al Psi, è convinto che la “nuova” legge istitutiva delle Città metropolitane, dopo che il Governo ha impugnato quella votata all’Ars, non verrà discussa prima della fine del mese prossimo.
“Ora si incardina la discussione sul Bilancio – spiega – per cui, come da regolamento, non dovrebbero essere analizzati altri atti. La prima commissione è ferma – continua – ma io, realisticamente e verosimilmente, penso che slitterà a gennaio”.
Ancora tempo, dunque, per una riforma avviata ormai da due anni e non ancora definita, dopo l’impugnativa da parte del Governo. “In realtà – prosegue Malafarina – la riforma è stata fatta. Ma su 52 articoli 28 sono norme regolamentari, il resto ha ben poca sostanza e c’è un ostacolo forte per quanto riguarda l’eleggibilità dei sindaci, Bianco e Orlando. Questo continua a rappresentare un vulnus, tanto è vero che è stata impugnata”.
Secondo il deputato, fortemente critico nei confronti del governo regionale, non si starebbe facendo altro che perdere tempo prezioso, con la conseguenza del caos istituzionale. “L’elezione del sindaco e la mancanza di voto ponderato (per quanto l’elezione sia di secondo livello n.d.a.) – sembrano mostrare la volontà di qualcuno di non ottenere risultati, se no si troverebbero soluzioni adeguate, pensando a un ente intermedio che avrebbe potuto gestire servizi consortili”.
Malafarina è pessimista anche riguardo la legge che verrà, per assenza di volontà politica. “Manca la capacità della politica di confrontarsi sui temi, uno dei quali sono le funzionalità delle Regioni – sottolinea. Questa riforma non ha colore politico, ma serve ai cittadini. E la politica deve riandare ai bisogni dei cittadini. Dopo tutto questo tempo pensare che i risultati saranno positivi, però, non è immaginabile. In una riforma istituzionale non si può avere riguardo solo verso i sistemi elettorali – incalza – e invece questa manca di contenuto”.
Traspare tutta la delusione nelle parole del deputato che aveva creduto alla “rivoluzione” annunciata dal presidente Crocetta, salvo poi ricredersi. “Sono entrato in politica sperando di realizzare quella rivoluzione, soprattutto per quanto riguarda la politica e l’efficienza. Ci siamo ritrovati con compagni di viaggio su cui ho dovuto esprimere qualche critica – aggiunge – e che poi si sono rivelati pessimi compagni”.
Un’occasione persa, per Malafarina.
«Togliamoci di dosso le maschere e vediamo perché la legge non ha funzionato – prosegue: perché nessuna forza politica, ha voluto mettere le mani nella marmellata, togliere competenze alla Regione, e soprattutto riconoscere alle Città metropolitane di Catania e Palermo un potere “eccessivo”. Non ci sono state idee e progetti. Questa politica non ha la capacità progettuale e l’aborto che rappresenta questa legge – conclude – ne è un chiaro esempio».
M.T.