Torna puntuale come ogni anno la classifica del Sole 24Ore delle migliori (e peggiori) città d’Italia. In un range di 110 province la classifica viene determinata dal punteggio che ogni città conquista in diverse posizioni suddivise in sei macro aree: Affari e lavoro, Ordine pubblico, Popolazione, Servizi e ambiente, Tempo libero e Tenore di vita.
La città di Catania nel 2015 si trova al 95° posto in risalita di quattro posizioni rispetto al 2014. È una buona notizia? Diciamo che potrebbe esserlo ma va detto che la situazione non è cambiata molto dall’ingresso del nuovo Millennio: ci siamo mossi dalla vetta del 90° posto, del 2012, all’ultima posizione del 2006 in un andamento altalenante ma costante. Insomma lì siamo e lì rimaniamo, purtroppo, ben distanti dalle prime posizioni che premiano: Bolzano, Milano, Trento, Firenze, Sondrio, Olbia Tempio, Cuneo, Aosta, Siena e Ravenna. E questo solo per citare le prime dieci.
In cosa eccelliamo. Abbiamo un valore di 1,2% e un 38° posto per gli “impieghi su depositi totali” ma il dato è costante in tutta Italia, mentre per il tasso di occupazione siamo al 38,9% contro una media nazionale del 56%. Possiamo “vantare” un bel 10 posto per “truffe e frodi informatiche” con una percentuale del 157,1% a cui si contrappone un 6° posto come indice Istat di vecchiaia. Insomma a Catania si vive, non si muore. La percentuale che lo testimonia è del 120,3% eppure la speranza di vita media che ci riguarda è al 108° posto. Ottimo l’indice climatico (che non dipende né dagli uomini né dai politici entrambi intesi in senso lato e quindi senza differenze di genere o di partito) che ci posiziona al 10° posto, la copertura della banda ultra-larga (27° posto) e la percentuale di emigrazione ospedaliera (28°). Dal punto di vista culturale abbiamo un ottimo numero di sale cinematografiche per numero di abitanti (14° posto), un po’ meno di librerie (37°) ma la spesa dei turisti stranieri non è male e ci piazza al 21° posto. Buono anche il costo delle case a metro quadrato che ci posiziona al 28° posto.
Con esclusione di questi settori che ci fanno intravedere la parte alta della classifica per il resto siamo messi un po’ (è un eufemismo!) male anche se merita attenzione la 58° posizione in materia di imprenditorialità giovanile e la 44° posizione riguardo ai furti in casa.
Le voci peggiori sono le rapine per numero di abitanti (108° posto a pari merito con la speranza di vita media), l’indice di smaltimento delle cause civili (101°) , l’indice di Legambiente (106°), il numero di bar e ristoranti per numero di abitanti (109° posto). Per il resto viaggiamo su valori che ci posizionano nelle parti davvero basse della classifica, praticamente compresi dall’80° posto in giù.
Tra le città siciliane la migliore è Ragusa al 78° posto, seguono: Siracusa (90°), Enna (93°), Catania (95°), Trapani (96°), Agrigento (97°), Caltanissetta (102°), Messina (104°) e Palermo, fanalino di coda, al 106° posto. Chiudono la classifica generale Taranto (107), Caserta (108), Vibo Valentia (109) e Reggio Calabria al 110° posto.
“C’è ancora tanto lavoro da fare – ha commentato l’assessore Saro D’Agata in una nota dell’amministrazione – Catania ma è la prima tra le Città Metropolitane del Sud dopo Bari“.
Sorrisi a parte sul primeggiare tra chi è la meno peggio, ci sono due curiosità che accomunano tutte le province italiane senza distinzione di classifica, la prima riguarda gli anni impiegati per completare gli studi: ce ne vogliono 9, quasi ovunque, 10 a Pesaro Urbino e un massimo di 11 in città come Roma o Trieste. La seconda invece è la copertura della banda larga con percentuali che vanno al di sopra del 90%. Unici due casi al di sotto sono di Crotone e Potenza entrambe con l’88%.
Monica Adorno
La posizione in classifica di Catania dal 2000 al 2015
2000: 93
2001: N.D.
2002: 100
2003: N.D.
2004: 95
2005: 99
2006: 103 Ultima
2007: 100 (quartultima)
2008: 96
2009: 104
2010: 99
2011: 96
2012: 90
2013: 101
2014: 99
2015: 95