La proposta di una sede distaccata sotto l’Etna, entusiasma tutti ma non mancano già le prime polemiche. L’annuncio su Rai1 è stato dato dalla presidente della Fondazione di Torino, Evelin Christillin, con la quale ci sono stati due incontri informali
Diciamolo subito, a scanso di equivoci: se si aprisse, la sezione catanese del Museo egizio, sarebbe un gran colpo per la città di Catania. Ad annunciare la possibilità, riportando ai microfoni del Tg1 la proposta del sindaco Enzo Bianco, è la presidente della fondazione Museo Egizio, Evelina Christillin: un annuncio subito rimbalzato sulle bacheche Facebook di catanesi, in patria o all’estero, compresa quella del primo cittadino dove, quella che al Tg nazionale era stata lanciata come una possibilità, viene descritta come una quasi certezza.
“Ho pensato che anche i più grandi musei del mondo hanno spesso una “filiale”, come il Louvre – scrive Enzo Bianco. Così ho subito proposto, insieme a Orazio Licandro, di aprire nella nostra città una sezione di uno dei più importanti musei al mondo di cultura egizia. I vertici del Museo hanno accolto la proposta grazie alla credibilità di cui gode Catania. Abbiamo informato con grande soddisfazione di questa iniziativa il Ministro Dario Franceschini. La sezione verrà ospitata in un piano del meraviglioso Convento dei Crociferi che stiamo finendo di restaurare. Da domani lavoreremo per realizzare questo bellissimo sogno”.
E il lavoro, se si vorrà portare il progetto in porto, non sarà certo semplice: bisogna infatti ancora effettuare un sopralluogo nella struttura individuata, verificare la possibilità di realizzare la filiale del Museo, trovare i fondi per gli allestimenti, la sorveglianza, la promozione. Insomma, per passare dalle parole ai fatti occorre ancora molto tempo, e molti dettagli da definire. Primo fra tutti, la firma di un protocollo d’intesa che cristallizzi quanto fino a ora discusso, a quanto pare, solo a voce e in colloqui informali.
Lo conferma la presidente Christillin, nella risposta immediata che ha dato a Mario Bucolo, catanese ed esperto nel settore marketing museale trasferito ormai a Londra ma molto attento alle vicende della città natale, che chiedeva informazioni dettagliate, forse ormai troppo abituato ad ascoltare annunci mai seguiti da azioni.
Domande alle quali la presidente della Fondazione Museo egizio risponde in una lunga missiva. Da cui emergono alcuni aspetti. Il primo, già detto, e che l’accordo, al momento, non c’è. “Nessun protocollo d’intesa, per ora, ma soltanto dei colloqui informali tra il nostro Museo e il Sindaco e l’Assessore competente del Comune di Catania” – scrive la presidente che spiega anche come “finora si è trattato di due soli incontri preliminari, e nessun aspetto procedurale, organizzativo, scientifico e finanziario è ancora stato esaminato in dettaglio”, oltre a indicare
che “I costi di allestimento, nel caso si arrivasse a un accordo, sarebbero a carico dell’Amministrazione catanese e siciliana”. La Christillin sottolinea come “Tutto questo sarà verificato e portato avanti dalle autorità isolane, e che nessun sopralluogo è ancora stato effettuato, ma lo sarà a breve”. Prima di evidenziare che “Da parte nostra rimane vivo l’interesse per la proposta, che riteniamo positiva e proficua”.
Insomma, c’è l’idea, c’è l’entusiasmo, c’è la possibilità. Ma null’altro. Per quanto l’amministrazione comunale sia interessata a portare avanti il progetto.
“Contiamo di arrivare all’obiettivo entro la primavera del 2017 – spiega l’assessore alla Cultura, Orazio Licandro. Si tratta di un’iniziativa senza precedenti – prosegue – una sperimentazione a livello nazionale che ci collegherà a una delle istituzioni culturali più importanti del mondo”. E, per quanti si chiedessero cosa c’entri l’Egitto con la Sicilia e con Catania, Licandro replica “Il culto di Agata – conclude – è ispirato a quello di Iside”.
M.T.