C’è una nuova Livia nella serie di Montalbano. È bionda. È alta. Si chiama Livia, ma non è Livia. Di quella Livia che avevamo imparato a conoscere e che si muoveva sotto le sembianze di Katharina Böhm non c’è nulla. Non perché Katharina doveva essere l’unica e immutabile compagna del commissario siciliano più famoso della tv, ma perché è l’essenza di Livia che, in questa nuova serie, fa acqua da tutte le parti.
La dolcezza dell’eterna fidanzata è scomparsa. La sua capacità di contenere davvero Salvo Montalbano sembra un sogno di tanto tanto tempo fa. La nuova Livia che abbiamo incontrato in tv il 29 febbraio è spigolosa, una nordica incerta persino sull’accento da usare che di quando in quando si perde e declina in uno strascichio meridionale che proprio non le sta. È senza dubbio elegante ma non troppo eterea. È una presenza – e si potrebbe anche dire, finalmente – che prima presenza non era. E forse proprio per questo non è Livia. Non è la compagna che abbiamo imparato a conoscere nei decenni in cui abbiamo seguito le vicende del commissario di Vigata innamorandoci dei luoghi e delle persone facendoli diventare qualcosa e qualcuno di famiglia. E mica solo noi. In Inghilterra Montalbano spopola da tempo e non è un caso che tra Ragusa e Agrigento i turisti non mancano mai.
Il punto però è un altro. Che bisogno c’era di chiamare Livia questa Livia? Perché non potevano chiamarla Maria o Silvia o Angelica? Un nome qualsiasi diverso da Livia, perché Sonia Bergamasco, l’ottima attrice teatrale che ha recitato in Quo vado di Checco Zalone, non è Livia. Non è neanche una questione di bravura che nessuno mette in dubbio. Pensiamo solo che l’eterna fidanzata che il commissario Montalbano ha, da sempre, voluto accanto a sé avrebbe potuto essere chiunque cioè chiunque altro con una vita propria. Cominciando dal nome.
Monica Adorno