Confcommercio e Ordine degli Architetti accusano l’Amministrazione di aver redatto un piano edilizio tralasciando il “tessuto” storico
Catania – Senz’anima, senza un obiettivo, senza che si capisca quale sia l’idea futura di città. I commercianti bocciano il Piano di riqualificazione del centro storico presentato dall’amministrazione comunale la settimana scorsa. La visione della città che verrà, indicata all’interno delle tavole che compongono il corposo documento – stilato in base alle indicazioni contenute nella legge regionale, non piace ai rappresentanti di Confcommercio che, in una lunga nota, contestano non solo il metodo – questa non è certo una novità – ma anche il merito. “Ci asteniamo dal commentare il metodo dell’amministrazione comunale – afferma Giovanni Saguto presidente dell’associazione commercianti di Catania – che, nuovamente,
ha deciso di non coinvolgere preventivamente le parti sociali per discutere dell’idea di Città e di centro storico. Ma su questo aspetto ci siamo rassegnati. Invece ci lascia perplessi, per diversi motivi, lo studio di dettaglio frettolosamente presentato dall’amministrazione Bianco. È un piano che non ha una visione strategica sul ruolo che deve avere il centro storico – continua – sui contenuti che alcune aree devono ospitare e, pertanto, sulle relative destinazioni d’uso. È uno piano senz’anima che rispecchia questa amministrazione”.
I rappresentanti di Confcommercio contestano “l’assenza di visione strategica”, ad esempio, per quanto riguarda le aree degli ospedali che verranno dismessi – Vittorio Emanuele e Santa Marta, per le quali è prevista anche una funzione residenziale. Qui – proseguono i rappresentanti dei commercianti, “Si potrà fare di tutto e di più. Nei comparti ospedalieri il 20% della cubatura esistente viene così destinata a funzione residenziale: si tratta di circa 90 mila mc di residenziale”.
Più cauti, sebbene critici, gli architetti che apprezzano, al contrario di Confcommercio, il metodo utilizzato da Palazzo degli Elefanti, ma contestano il contenuto della legge regionale, “inutilmente restrittiva” – afferma il presidente dell’ordine, Giuseppe Scannella. “Assistiamo una volta tanto a un esempio virtuoso della macchina pubblica – prosegue – si dice che questo piano darà certezza agli operatori economici e ai proprietari degli immobili, essendo così capace di innescare una complessiva opera di riqualificazione e messa in sicurezza di un tessuto urbano tanto bello, quanto delicato. In realtà le cose non stanno esattamente così e non per colpa di chi ha redatto il piano: intanto perché si tratta di un piano edilizio e non urbanistico, che guarda esclusivamente (e non poteva essere altrimenti visti i presupposti di Legge) ai fatti puntuali, ai singoli edifici e proprietari, tralasciando il “tessuto” storico, gli spazi e gli ambiti pubblici che lo strutturano, che poi sono i veri valori da salvaguardare”.
Non solo. Gli architetti evidenziano anche come “le norme così come configurate appaiono superficiali e foriere di ulteriori complessità:”, e come “per una gran parte del patrimonio edilizio da riqualificare, quello che si potrà fare, anche per l’assenza di elementi premiali, risulterà impraticabile dal punto di vista della sostenibilità e convenienza economica. Difficile quindi – conclude Scannella – che si farà con buona pace dell’auspicata messa in sicurezza e riqualificazione generale degli edifici, a meno di singole, puntuali, operazioni che non avranno effetto sistemico”.
Melania Tanteri