“Penso che un sogno così…” è il titolo dello spettacolo prodotto da Terzo Millennio e andato in scena al Metropolitan di Catania
Catania – Finalmente è arrivato in Sicilia, organizzato dall’agenzia Terzo Millennio di Andrea Peria, lo spettacolo che da diversi anni Giuseppe Fiorello, per tutti Beppe, porta in tour nei più celebri teatri italiani, dal titolo “Penso che un sogno così…” uno show un po’ celebrativo, che si snoda fra numerosi frammenti della sua vita personale, che si intrecciano con la vita del grande Domenico Modugno. Il personaggio essenziale però è lui, “u picciriddu”, con i suoi silenzi, le sue paure e i suoi sogni.
Lo show diretto da Giampiero Solari, scritto dallo stesso Fiorello con Vittorio Moroni e le musiche eseguite dal vivo da Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, narra le origini di Giuseppe con i suoi tre fratelli. Descrivendoli ed inserendoli perfettamente in un contesto che noi tutti conosciamo. I tre fratelli che compongono il quartetto sono Anna, Catena e Rosario, e poi c’è lui, l’ultimo, il più taciturno che parla poco e pensa molto. Con il suo lui bambino ha un rapporto morboso, lo esorta ad avere coraggio e ad esprimere il suo lato più intimo. Lui bambino “u picciriddu”, sempre presente sul palco.
Parla di suo padre, del suo carattere: un uomo alla mano, spiritoso, che amava cantare e divertirsi, che faceva amicizia con tutti, innamoratissimo della moglie Sara. Una bella famiglia siciliana, pulita. I racconti generano momenti di commozione che di tanto in tanto si trasformano in sorrisi, per poi tornare in contesti evocativi. Dalla gita estiva per andare a casa della nonna, e alle infinite fermate per fare amicizia con sconosciuti, tutto questo cantando le canzoni di Modugno. Perché il padre cantava sempre Modugno, ecco perché per Beppe, il Mimmo Nazionale ha un peso enorme nella sua vita: fa parte dei ricordi legati al padre e ai momenti più spensierati della sua fanciullezza.
I ricordi si accavallano, si fondono, si confondono, con la vita artistica di Domenico Modugno del quale, racconta aneddoti particolari, appuntamenti non rispettati e il grande amore che Modugno aveva per la moglie Franca. A tratti scappa qualche risata, sopratutto quando sul palco il suo microfono non funziona e ripetutamente, chiama il fonico per ripristinarne il funzionamento, oppure quando “volutamente” o non, chiede chi è il Patrono di Catania e intreccia una discussione animata, con una catanese indispettita per, quella domanda, la cui risposta, per noi è ovvia.
Lunghi monologhi, intervallati da stralci di brani di Modugno, mentre lui si muove in penombra sul palco.
Ma il pubblico è caldo, non per niente è composto da amici, conoscenti e parenti, che non se la sentono di lasciarlo andare via. Lui fa un ulteriore racconto, ascoltato da un silenzio gelido, la morte del padre, che amava il carnevale e che proprio in una notte di coriandoli e maschere li ha lasciati sorpreso da un attacco cardiaco che non è riuscito a cancellare, dalle sue labbra, l’ultimo sorriso.
Il dolore è palpabile e trasmissibile e le note sono, ancora, quelle di Modugno. Lo show si avvia alla sua conclusione e tra gli ultimi aneddoti c’è quello dell’incontro con la la signora Franca, la moglie di Mimmo. Racconta che lui aveva troppa paura ad intraprendere questo progetto-omaggio, paura che lo avevano ritrasformato in bambino: paure che conosceva bene, quando si chiudeva in bagno per combatterle. Ma la signora Modugno lo accolse a braccia aperte e commossa gli donò una giacca color carta da zucchero, appartenuta al marito, con il quale vinse il festival di Sanremo del ’58; giacca che lui indossa per alcuni minuti nel finale.
Il pubblico è in piedi, e lo applaude con affetto. La commozione straripa quando dedica, a sorpresa, una canzone a Franco Battiato, che aveva incontrato qualche anno prima a Donna Lucata, un artista che lui (ma anche tutti noi) ama molto. E con “stranizza d’amuri”, che canta ad occhi chiusi, strappa qualche lacrima. Ed è la fine, con “Meraviglioso” saluta il pubblico che spera di poterlo incontrare… ma lui è già salito sulla sua nuvola, al sicuro dalle sue paure, con il cuore gonfio d’amore. Perché è l’amore, serata dopo serata, l’unico antidoto per mettere a tacere le sue paure: l’unico filo conduttore di questo show itinerante.
Angela Platania