Riflessioni politiche di Alfio Franco Vinci – Rapaci del passato ritornano… ad Aquisgrana

Merkel e Macron durante la firma del trattato di Aquisgrana (vn.at)

Merkel e Macron durante la firma del trattato di Aquisgrana (vn.at)

Importante scoperta zoologica nel cuore dell’Europa. È stata avvistata un’aquila bicipite, mitico animale araldico che, con le due teste rivolte agli opposti, simboleggiava il potere e il controllo totale su un continente o un sub continente, derivante dall’Unione di due imperi.
Il trattato di Aquisgrana – e non credo che il luogo non sia stato specificatamente scelto quale monito “a prescindere” – vede Francia e Germania sottoscrivere un patto d’acciaio, già definito antipopulista.
Sistemi di difesa in comune, reciproco sostegno economico, mediante la creazione di area economica protetta Franco-Tedesca, e la creazione di un esercito unico con contestuale potenziamento degli armamenti e dell’industria bellica.
E noi saremmo gli anti europeisti?
E Junker, fresco di pentimento per aver “esagerato contro la Grecia” dove l’Unione europea, dopo aver dato il tempo alle banche Francesi e Tedesche di svendere i titoli di stato della Repubblica Ellenica, ha ridotto in miseria irreversibile un intero Popolo, dov’era?
Capisco che oramai il tempo incalza e, come aveva preannunciato un anno fa il potente commissario Moscovici, bisogna far capire chi comanda, ma quella posta in essere ad Aquisgrana è a tutti gli effetti una minaccia a mano armata; e, tanto per non restare solo alla minaccia, ma dando un primo assaggio di cosa ci aspetta, la Germania ritira tutte le sue navi nel mediterraneo dalla missione Sophia.
Mi sorge il fondato sospetto che tutta la costruzione europeista si fondasse in realtà sulla celebre frase del Marchese del Grillo, e che, nel momento in cui qualcuno ha preso coscienza che non era proprio così, è finito il “volemose bene” purché tu faccia quello che dico io, e sono spuntati gli artigli.
Io mi chiedo: quanti dei restanti 26 componenti dell’UE andranno a mettersi in un angolo, con la coda fra le gambe, sperando di passare inosservati alla vista dell’Aquila imperiale?
E a Maggio avranno il coraggio di dire basta a questa cialtronesca finta rappresentazione di democrazia?
Oggi probabilmente l’Italia non brilla nell’Olimpo delle nazioni dotate di statisti, ma i nostri precedenti governanti, paludati, plurilaureati, sempre in abito scuro e cravatta, è mai possibile che non avessero compreso dove un giorno saremmo andati a parare se avessimo smesso di dire “signorsì” sempre e comunque?
Tanto ne erano consapevoli che hanno sottratto al voto popolare non solo l’accettazione dei trattati europei, ma financo la possibilità – unici in Europa – di sottoporli a referendum abrogativo.
Il governo italiano, a questo punto, deve muoversi presto e bene, perché rischiamo grosso. È infatti chiaro che, sul fronte interno alla UE quelli “da raddrizzare” siamo noi e non credo che Junker, pur col beneficio del motto “in vino veritas”, abbia evocato per caso “l’errore” commesso in Grecia.
Alfio Franco Vinci

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