Dopo 39 anni e, guarda caso per effetto di una manovra alla Craxi, risorge la formula del pentapartito, fra PD, M5S, MAIE, LEU e ITALIA VIVA (o come si chiamerà la creatura di Renzi).
Manca solo il camper dove venne firmato l’accordo nel 1981 e gli uomini dello spessore di Craxi, Andreotti e Forlani (da cui la definizione accordo CAF), e per il resto è e sarà un film già visto.
Dopo dieci anni di penta, poi quadripartito per l’uscita del PRI, nei primi anni ’90, relatore l’on. Sergio Mattarella, venne riformata la legge elettorale in chiave sostanzialmente maggioritaria e, fino al 2005, in qualche modo il Minotauro, altro nome del Mattarellum, per via della sua mostruosità, garantì una sorta di governabilità del Paese.
Oggi, sulle ceneri della successiva legge elettorale (legge Calderoli) sta rinascendo, come la fenice, un progetto di riforma in chiave proporzionale, nel quale ci sarà posto per tutti.
E allora Renzi, forse memore della frase attribuita a Caio Giulio Cesare, “meglio essere il primo in un paesino della Gallia che il secondo a Roma”, seguendo ancora una volta il modus operandi di Berlusconi, feroce difensore della indipendenza di Forza Italia a scapito dell’unità della Destra, ha recintato il suo orticello e chi ne vuole i frutti dovrà pagarli a caro prezzo.
Ha un bel dire il senatore toscano “Stai sereno Conte”;
È difficile credergli perché:
Rispetto alla inaffidabilità della frase usata è recidivo;
Rispetto alla possibilità di riprendere il potere ha una capacità di resistenza inferiore a quella di Gollum Sméagol, inquietante e mostruoso personaggio del Signore degli anelli, sempre schizofrenicamente incapace di frenarsi pur di raggiungere il suo scopo, cioè la riconquista dell’anello.
Ed infine perché, se pure dovesse resistere ai suoi istinti, temo che la “pax renziana” avrebbe un prezzo difficile da pagare per chiunque.
Avrà tuttavia buon gioco a rappresentare l’ago della bilancia della politica e del Parlamento italiano, perché, comunque vada per altri 28 mesi non ci verrà permesso di votare.
E c’è ancora chi parla di recupero dei principi e dei valori democratici, come effetto della uscita della Lega dalla compagine governativa.
Usando le frasi evergreen del mitico Totò verrebbe da dire: “MA MI FACCIA IL PIACERE”!
Alfio Franco Vinci