Messina – Quarantuno ore tra il ricovero all’ospedale Piemonte e la morte, dopo una corsa disperata per cercare di evitarla, al Policlinico. Quarantuno ore durante le quali, secondo la famiglia del professor Giovanni Guglielmo, stimato e famoso docente universitario della facoltà di Farmacia dell’ateneo peloritano, ben poco sarebbe stato fatto per evitare che un marito e un padre amatissimo, morisse. Una tesi che stamane, durante la seconda udienza del processo presso la Sezione Penale del Tribunale di Messina, è coincisa con quella dei periti della Procura.
Dopo aver ascoltato la testimonianza del figlio maggiore, l’ingegner Giacomo Guglielmo, il giudice Maria Vermiglio ha ascoltato il chirurgo che ha operato il professor Guglielmo al Policlinico la notte tra il 24 e il 25 novembre 2013, il professor Michela La Spada, e poi i due periti chiamati dal pubblico ministero Giuseppe Costa, Pietro Di Pasquale ed Elvira Ventura Spagnolo, che sostanzialmente hanno confermato la tesi della famiglia. In particolare il dottor Di Pasquale, argomentando con le proprie specifiche competenze in materia, ha significativamente dichiarato: “Se si interviene con uno stent per tempo, al presentarsi della dissezione aortica e prima della perforazione della aorta, non in emergenza, il paziente si salva”.
Il docente morì il 25 novembre 2013 al Policlinico, dove era stato trasferito d’urgenza dall’ospedale Piemonte. Dopo la denuncia della famiglia, assistita dagli avvocati Alberto Gullino, Anna Scarcella e Igor Germanà, su richiesta dell’allora pubblico ministero Federica Rende, furono 6 i medici rinviati a giudizio nel gennaio 2017: Giacomo Lo Presti (di turno al nosocomio di viale Europa quando la notte del 23 novembre 2013 il professor Guglielmo fu ricoverato d’urgenza), Annamaria Mangano, Adriana Maria Merrino, Gaetano Cannavà, Letterio Pavia e Maria Rosa Buttafarro.
Tutti imputati del reato previsto dall’articolo 589 del Codice Penale perché, come ha sostenuto nella richiesta di rinvio il PM Rende, “Lo Presti Giacomo in qualità di medico chirurgo di turno in servizio la notte del 23 novembre, Mangano Anna Maria in qualità di medico di turno la mattina del 23 novembre, Merrino Adriana e Cannavà Gaetano in qualità di medici di turno nel pomeriggio del 23 novembre, Pavia Letterio in qualità di medico di turno la notte del 23 novembre e Buttafarro Maria Rosa in qualità di medico di turno il 24 novembre, a fronte di una storia anamnestica del paziente di aneurisma aortico trattato con endoprotesi e di una sintomatologia clinica che evidenziava nel Guglielmo, paziente già sottoposto nel 2011 ad un intervento chirurgico per “aneurisma dell’aorta toracica”, una logica complicanza del predetto intervento” avrebbero omesso di “procedere agli accertamenti strumentali necessari a diagnosticare la predetta complicanza e di eseguire tempestivamente il necessario intervento chirurgico di riparazione endovascolare di aneurisma dell’aorta toracica rotto, intervento eseguito poi d’urgenza con un ritardo di circa 41 ore dall’insorgenza dei primi sintomi del paziente”.
La prossima udienza si terrà il 4 dicembre prossimo alle 14 e saranno presenti i testi chiamati dalla difesa degli imputati e il perito della famiglia Guglielmo.