Riflessioni politiche di Alfio Franco Vinci: da “Mamma lì turchi” a “Mamma li viking” il passo è breve
Una volta per segnalare un pericolo incombente si urlava “Mamma li turchi”. Oggi, stando alla frequenza con cui la Ocean Viking si infila nei nostri porti, dovremmo urlare “Mamma li viking”, e ciò a prescindere dal colore della pelle degli sbarcati.
Già, gli sbarcati. Soccorsi dalla nave Ong, ricevuta da poco al Viminale con tutti gli onori, in zona di salvataggio e recupero maltese, che invece di fare rotta verso La Valletta, si allontana e chiede un porto sicuro.
Ma se, come ci hanno detto, i 104 migranti erano stremati, perché non puntare su Malta?
Forse perché Insicura, o forse perché Severa?, o forse perché avrebbe preteso di identificare le persone, accertarne i luoghi di origine e, solo allora assegnare lo status a ciascuno spettante; cioè: rifugiati politici, migranti economici o fornirgli subito il “rispedito al mittente”
Perché mai dopo 11 giorni di navigazione nel canale di Sicilia con condizioni meteo marine ottime si deve rappresentare una situazione di imminente tragedia, quando i nostri emigranti affrontavano traversate dell’oceano atlantico, anche in pieno inverno, della durata di 10 giorni, con navi preistoriche rispetto alle attuali, senza alcuna copertura satellitare o guardie costiere pronte ad accorrere, anche al di fuori delle acque territoriali e delle zone di competenza?
E ancora, non bastavano gli ultimi due ministri dell’interno ed alcune procure ad affermarlo, c’è voluta la denuncia di Daniel Wedi Korbaria, eritreo, intellettuale, autore teatrale, indenne da sospetti di strumentalizzazione, per ribadire che, a suo parere, e secondo le affermazioni a lui attribuite, per come riportate dalla stampa, le ONG sono criminali, finanziate dagli squali della finanza, per far crescere le emigrazioni al fine di destabilizzare l’Africa.
E che i volontari sono di fatto complici involontari e inconsapevoli di alimentare la nuova schiavitù?
Ma vogliamo finalmente prendere coscienza che, così come il “mamma li turchi” delle epoche remote segnalava il pericolo che arrivava dal mare, così oggi il “mamma la viking” dovrebbe altrettanto allarmarci.
E ancora dovremmo interrogarci perché mai, secondo le ONG, i porti sicuri sono solo quelli italiani e non anche quelli maltesi, spagnoli e francesi?
Forse perché l’impianto normativo italiano, fatto di “avanti adagio e indietro tutta”, e le regole di ingaggio delle nostre forze in campo, fanno di noi il ventre molle dell’Europa?
Dice un vecchio proverbio siciliano, tradotto in lingua: “Nessuno viene a rubare a casa Tua se non si sa cosa possiedi”; e noi, dei tesori disponibili facciamo bella mostra;
Hot spot a 5 stelle;
Sussidio giornaliero;
Stessi diritti dei cittadini italiani;
Libertà assoluta di movimento;
Intoccabilità a pena di messa all’indice per razzismo;
Precedenza in alcune graduatorie.
Il “porto sicuro” fa parte del pacchetto “all inclusive” che gli scafisti vendono ad alcune migliaia di dollari pro capite, compreso il rendez vous con le navi ONG, e quindi, comunque sempre qua verranno a sbarcare, se non cambiamo registro.
Dovremmo farci convinti e consapevoli che il problema non è il colore della pelle di chi entra a casa nostra, ma piuttosto del perché, con quali complicità, connivenze e coperture;
Dovremmo ricordarci che le porte di casa si aprono verso l’interno, e se le facciamo trovare socchiuse, perché mai dovrebbero andare altrove?
In provincia di Catania si stanno già organizzando processioni propiziatorie per invocare Santa CARA da Mineo, e chi ha orecchie per intendere, intenda.
Non vorrei apparire noioso, ma mi chiedo (ancora): “Quo usque tandem abutere patientia nostra”?
Alfio Franco Vinci