L’ingegnere e già assessore regionale alle Infrastrutture, Luigi Bosco, ha colto, in Renzi, la capacità di individuare la strada per rilanciare la nostra economia
«Chi mi conosce sa bene come Renzi non mi sia proprio simpatico, pur apprezzandone la grandissima intelligenza.
In una occasione nella quale ho avuto modo di incontrare Zingaretti, circa un anno fa, prima che diventasse segretario del Pd, ebbi modo di dirgli che sarebbe stato un grande segretario, se fosse riuscito a tenere per quattro anni in panchina Maradona, cioè Renzi. Quattro anni di Senato avrebbero consentito una maturazione umana a Matteo e ci avrebbero consegnato forse un grande statista, di quelli che quando dicono ‘stai sereno’, c’è da stare veramente sereni.
Ma aldilà di queste battute, devo riconoscere che ieri sera (martedì 19 novembre, ndr) Renzi, a Porta, a porta, seppur disturbato durante l’esposizione da Vespa, ha dimostrato di avere centrato uno dei problemi che, se risolto, potrebbe consentire di sbloccare 120 miliardi di lavori, con un rilancio reale dell’economia italiana.
E questo lo ha fatto in una visione bipartisan invocando il modello di commissariamento ‘vigilato’, sul modello Expo Milano: Sala commissario, Cantone magistrato vigilante.
Io, sulla scorta della mia esperienza acquisita, da Professionista prima, da Presidente dell’Ordine degli Ingegneri e da Assessore alle infrastrutture dopo, ritengo che questo modello potrebbe funzionare, se fosse accompagnato da alcuni semplici accorgimenti normativi.
Ma di questo ritengo opportuno parlarne in un successivo intervento, analizzando le principali criticità riscontrate e i possibili rimedi».