Evidentemente quando si è fissata la data IRREVOCABILE del 14 settembre per l’inizio dell’anno scolastico, si andava con la memoria indietro di una ottantina d’anni “alle date solenni e alle scelte irrevocabili”.
Ne parlo senza alcun interesse diretto, ma per mero senso logico e civico; infatti mia moglie è un’insegnante ormai in pensione e non ho figli né nipoti in età scolastica.
Quindi osservo con incazzato distacco la follia di voler fissare, IRREVOCABILMENTE, l’apertura dell’anno scolastico al 14 settembre, che si interromperà il 18 per ricominciare il 23, per elezioni e referendum, privando di 10 giorni di margine una macchina organizzativa che dichiara di non potercela fare.
Problemi di trasporti, banchi, di personale docente, e confusione nel “chi fa cosa”.
Occorrerà reclutare 300.000 supplenti e valutare che il 45% dei docenti è over 55 e che gli ultra 62enni sono ben 171.000, quindi ad alto rischio di contagio, con gli effetti di trascinamento facilmente intuibili. Quindi c’è un esercito, ANCORA DA RECLUTARE ED ARRUOLARE.
Solo venerdì scorso la conferenza unificata Istituto superiore di sanità ed INAIL ha licenziato il documento sulla gestione dei possibili casi di contagio nelle scuole.
Tale documento ancora non è noto, non tanto e non solo ai cittadini, ma nemmeno agli addetti ai lavori, per i quali non è stato previsto un rientro anticipato per essere addestrati al nuovo corso.
Il problema del trasporto pubblico scolastico è ancora tutto da risolvere, e già si pensa, come unica soluzione, a deroghe ed eccezioni.
Non è ancora individuata la figura del “responsabile Covid” per ciascuna scuola e non si sa se verrà ripristinato il medico scolastico.
Tutto ciò suscita in me enormi perplessità sulla INDEROGABILITÀ della data;
Non è che per caso qualcuno è andato a Palazzo Venezia (scusate Chigi) a riferire che avevamo pronti 8 milioni di banchi, professori, bidelli, pulmini per trasporto scolastico e medici scolastici?
Ma allora la mia sensazione che siamo tornati indietro di 80 anni è molto verosimile;
Ma allora (alla seconda), sopratutto in Sicilia, dovremo aspettarci a breve un remake del Prefetto di ferro, che metta in riga i rappresentanti del Popolo, che prendono sul serio il loro compito?
O tempora, o mores.
Alfio Franco Vinci