Ieri ho seguito in televisione la cerimonia di insediamento del Presidente degli Stati Uniti d’America. Ho fatto alcune riflessioni ed ho meditato su alcune differenze.
Gli Stati Uniti d’America sono una nazione giovanissima, rispetto a noi ed al vecchio Continente, e in 232 anni hanno avuto, compreso Biden, 46 Presidenti, cioè 46 Governi.
Ciò è avvenuto passando attraverso una guerra civile devastante; la cosiddetta guerra di secessione; due guerre mondiali e decine di conflitti locali in cui gli USA sono stati impegnati.
Ciò è avvenuto mentre; dopo aver fatto l’America occorreva fare gli Americani.
E sì perché; se c’era un paese multi etnico, multi razziale, multi religioso, da amalgamare e cui far assumere coscienza di identità nazionale, e con essa senso civico ed amor di patria; quello è l’America.
Se c’è un Paese in cui la componente originaria, quella dei Padri Pellegrini per intenderci, era a sua volta in miscuglio di differenti nazionalità; inglesi, irlandesi, tedeschi, francesi, italiani, spagnoli, scozzesi, svedesi tutti figli reietti del vecchio continente che li aveva mandati nelle “colonie” perché scomodi; o ribelli o semplicemente affamati; quel Paese sono gli Stati Uniti d’America.
Hanno eletto un Presidente afroamericano; ora una vice presidente – che in America è automaticamente Presidente del Senato – afroindoamericana.
Hanno la cultura del fare e del fare concreto.
Noi chiamiamo “governo “ la giunta comunale di un paesino; loro chiamano “amministrazione” il Governo della più potente nazione del mondo. Perché?
Perché chi “governa” un paesino “fa politica”. Cioè, come dicevano i latini “praetor de minimis non curat”, sentendosi così libero di fare scempiaggini, e così esponenzialmente fino al Governo nazionale.
Chi invece “Amministra” lo deve fare con la cura del buon padre di famiglia, nella piena consapevolezza di dover rendere conto, senza attribuzioni di impunità a giochi iniziati, delle sue scelte e delle sue azioni o delle sue inerzie.
In Italia oggi stiamo assistendo all’ennesima pantomima della storia repubblicana.
Conte, capo del governo NON ELETTO; ancora in carica per l’intervento di due voti alla moviola; di tre Senatori a vita, NON ELETTI, oltre ai soliti due/tre voltagabbana; non può nemmeno fare un rimpasto; perché prima deve far nascere un raccogliticcio gruppo parlamentare; da cui attingere i nominandi.
Ciò mentre ci preoccupiamo di cosa direbbe l’Europa di noi se andassimo alle urne. Buoni ultimi dopo 6 nazioni europee al voto nel 2020 e 9 programmate nel 2021; e non ci preoccupiamo di costringere la Pfeizer – di cui ospitiamo ben tre stabilimenti – a rispettare gli impegni.
Forse dipende dal fatto che noi non abbiamo nelle nostre banconote la dichiarazione “In God we trust” (Noi crediamo in Dio) e non abbiamo nella nostra Costituzione il diritto alla felicità.
Forse dipende dal fatto che da noi “i responsabili, riclassificati costruttori, e quindi ribattezzati volenterosi”; provengono dai reparti di Ascari; mentre in America furono quelli buoni, i padri della Patria e non le ciambelle di salvataggio.
Ieri per l’ennesima volta nella mia vita; ho visto la cerimonia di insediamento del Presidente degli Stati Uniti d’America. Una festa di Popolo anche se ieri, a causa del Covid, c’era poca gente.
Bandiere, musica, cantanti, benedizioni religiose e dichiarazioni di rappresentanti delle Istituzioni e della Società; sotto lo sguardo degli ex Presidenti; nel segno della continuità.
Il tutto nonostante il freddo e la neve – sempre presenti a Washington nel mese di gennaio – all’aria aperta, tersa e purificatrice.
Da noi l’insediamento di un Governo avviene nel chiuso di un Palazzo; con la presenza di pochi potentati e mandarini di corte; quasi che ci fosse di che nascondere e vergognarsi.
O forse proprio per questo.
Non sono filo Americano; ma orgogliosamente italiano; e mi sento di dire che a tutto c’è un limite o, se preferite: “Quosque tandem abutere patientia nostra “?
Alfio Franco Vinci