Ho letto con grande attenzione ed interesse l’analisi di Franco Garufi, vice presidente del “Centro Pio La Torre”, e già Segretario Generale della CGIL Catanese, relativa al lavoro in Sicilia.
Conosco Franco Garufi da quando venne chiamato a ricoprire l’incarico di Segretario generale della Cgil etnea e poi, via via fino a divenire responsabile del Dipartimento Mezzogiorno della CGIL nazionale. È un uomo serio e preparato e quindi i numeri impietosi che ha pubblicato sulla Sicilia di oggi, sono particolarmente inquietanti.
Il 4 settembre dello scorso anno pubblicavo, su più testate, un allarme circa l’enorme improduttivo costo dei navigators, prevedendo che, oltretutto avrebbero rivendicato una “stabilizzazione”, a prescindere. Ovviamente parole al vento, o se preferite, “Vox clamantis in deserto”.
Oggi, da fonte autorevole, quale è Garufi, e certamente orientato a sinistra, abbiamo conferma dell’impellenza di intervenire sull’allarme inascoltato.
In Sicilia 68 centri per l’impiego;
63 la Lombardia (col doppio di abitanti);
47 la Toscana e l’Emilia Romagna.
In Sicilia 2364 operatori (compresi 429 navigators), cioè più del doppio della Lombardia ed il 23% di tutta Italia.
Un disastro poi la gestione del reddito di cittadinanza; a fronte di 316.893 concessioni, solo 3131 sono stati chiamati a sottoscrivere i “piani personali di accompagnamento al lavoro”, lo strumento attraverso il quale se “Ti rifiuti di andare a lavorare perdi il RDC”.
Degli altri 310.000 circa (al netto degli esclusi), nulla si sa, se non che rifiutano qualunque offerta di lavoro perché gli va bene così. Lo testimoniano le denunce di molti imprenditori che hanno avuto, e tuttora hanno, non poche difficoltà a trovare mano d’opera.
In Sicilia, si sa, trovare lavoro è come trovare l’oro, certamente difficile e certamente faticoso se, per giunta, a cercare questo oro mandiamo un esercito di “cercatori” a mani nude, allora – e ha ragione Garufi – diventa “mission impossible”.
Addetti ai CPI senza dotazioni informatiche, sono come minatori nel Klondike, senza pala e picconi, e se a loro aggiungiamo i navigators, che hanno tutto l’interesse ad “allungare il brodo”, allora, più che “mission impossible” viene in mente il grande Totò con il suo famoso: “ma mi faccia il piacere”.
Alfio Franco Vinci