Circola su Facebook una riflessione molto triste ed amara da cui nasce un interrogativo: ma è ancora Natale? Il dubbio non riguarda certo il calendario civile e religioso o i riti cristiani ormai diffusi anche dove altre sono le credenze e le fedi; è sufficiente che arrivi la Coca Cola con la sua pubblicità a tema ed è subito Natale, anche dall’altro capo del mondo.
Il dubbio è relativo al cosiddetto spirito natalizio.
Il Natale del trovarsi insieme, numerosi, carichi di doni, “con i vestiti impregnati di profumo di cibo da un giorno all’altro”, con gli avanzi interminabili riciclati fin sotto il Capodanno”, con i bicchieri sulla tavola perennemente apparecchiata per i quali si chiedeva: “questo di chi è?”, e poi si beveva lo stesso perché “tanto siamo fra di noi”.
Quando la musica di sottofondo non era solo Bianco Natal, ma anche “Aggiungi un posto a tavola” perché tanto qualcuno all’ultimo momento arrivava sempre.
Di questo “clima natalizio”, che meriterebbe una puntata di “Chi l’ha visto?”, si parla interrogandosi se sia ancora Natale, o se mai tornerà ad essere Natale.
Certamente l’ultimo degno di tale nome, pur con le ristrettezze portate dalla perdurante crisi economica, è stato il 2019, dopo di che una coltre di grigiore, diffidenza, paura del prossimo, preoccupazione per il domani, più che giustificato timore per salute nostra e dei nostri cari, salvo le rare eccezioni dei negazionisti no vax, no green pass, No brain, è calata su tutti noi sconvolgendo abitudini, tradizioni, modo di esternare affetti e sentimenti.
Una doverosa prudenza che, sul piano dei rapporti interpersonali, ci ha reso di fatto egoisti involontari.
Potremo mai tornare come prima? Non lo so.
Tutto dipenderà da come ci organizzeremo per combattere il virus che ci affligge.
Ho usato non a caso la parola combattere, perché siamo in guerra, e come in tutte le guerre si vince non solo sul fronte di battaglia, ma anche tagliando i rifornimenti dalle retrovie .
E quali sono i rifornimenti che consentono al virus di continuare a mutare trovando sempre nuovi organismi ospiti nei quali replicarsi?
Le centinaia di milioni di persone, interi continenti, oltre ai “NO BRAIN. NO TUTTO” di casa nostra, che non sono vaccinate perché i loro Stati non possono permetterselo.
E allora facciamo in modo che vengano superati anche gli egoismi nazionali e continentali, e che vengano stanziati miliardi di euro, dollari, yen, renmimbi, sterline, per inviare vaccini, e possibilmente vaccinatori, là dove bisogna bloccare il nemico replicante, tagliandogli i “rifornimenti”.
Così facendo, forse in pochi anni, potremo tornare non solo a volerci bene, ma a poterlo fare toccandoci, abbracciandoci e bevendo dallo stesso bicchiere.
Buon nuovo anno.
Alfio Franco Vinci