Bellissima e sentita l’interpretazione di Giovanni Arezzo diretto da Antonio Ciravolo. Lo spettacolo debutterà stasera al Teatro di via Gulli e poi andrà in replica domani 3 maggio
Catania – Ottanta minuti per amare ed emozionarsi, saltare come un grillo dalla gioia di un innamoramento al pianto goffrato della disperazione, dal timore della religiosità patriarcale al potere della spiritualità personale. È tante cose Ecce Homo, lo spettacolo interpretato da Giovanni Arezzo sul palco del teatro del Canovaccio di Catania con la regia di Antonio Ciravolo, e spesso prendono il ritmo di una canzone dal sapore di un tempo che fu, di certo più nota ai boomers che alla Generazione Alpha. Un ritmo allegro come Mamma Marìa dei Ricchi e Poveri o immenso e profondo come Pregherò di Adriano Celentano. Nel mezzo c’è il mondo di GesùAldo che torna qui, sulla terra, per vedere cos’è cambiato e capire un po’ più di noi e si ritrova, nonostante un’innegabile innocenza adorante, a combattere esattamente come uno di noi tra i mille problemi del XXI secolo compreso quello del voler avere un figlio ed essere finalmente Padre anche lui. Per amore.
Cosa voglia dire diventare uomo ce lo spiega Ciravolo nelle sue note di regia: “Cosa vuol dire diventare uomo se si è figli di Dio? Gesù è tornato per “dare un’occhiata” su mandato di Papà e si ritrova a inciampare sugli imprevisti del quotidiano umano. L’amore, l’intimità, l’epidermica ambizione all’esistenza, si innestano con il desiderio dell’uomo che vuole esserlo davvero, di colui il quale vuole finalmente smettere di essere il “figlio di…” . Niente miracoli, però: uomo sul serio. Ho voluto impastare l’ironia e il dolore dell’umanità per realizzare questo Cristo contemporaneo. Disegnarlo talvolta ingenuo, talvolta sprovveduto, ma al contempo armato di uno sguardo lucido e di un retaggio divino che lo rendono complice e giudice del mondo che non poteva aspettarsi. L’essere umano, il volerlo essere, il desiderare di esserlo. Ed eccolo il primo tratto dell’uomo che non può sfuggire a se stesso: il desiderio. L’essere umano desidera e il desiderio lo muove. In virtù del perpetuo moto del desiderio questo nuovo Gesù non può sottrarsi al dubbio e alla misura – conclude Ciravolo – sacrificando l’onnipotenza del suo gesto sull’altare della sacrosanta, e al contempo umanissima, domanda d’amore”.
Lo spettacolo è scritto e diretto da Antonio Ciravolo, assistente alla regia Ivana Privitera, tecnico luci Marco Napoli. Produzione Nudalava. Debutterà stasera, 2 maggio 2022, alle ore 21 al Teatro del Canovaccio, in via Gulli 12 a Catania, e tornerà in replica domani sempre alle 21. Purtroppo le due date sono entrambe sold out, ma la produzione promette nuove repliche, da non perdere, per il prossimo giugno.
Monica Adorno