Il 23 Maggio del 2018, dopo un estenuante travaglio dal quale risultava incerta la sopravvivenza tanto del nascituro (Governo), quanto della gestante (il popolo elettore), il prof Giuseppe Conte, docente universitario dal curriculum agli estrogeni, dichiara ufficialmente, nell’assumere l’incarico di Presidente del Consiglio: “Sarò l’avvocato difensore del Popolo italiano”.
Alcune domande sorgono spontanee:
Perché mai il popolo dovrebbe aver bisogno di un avvocato difensore, e contro chi? E detto questo, ma l’avvocato uno non dovrebbe sceglierlo? Dopo averlo scelto non dovrebbe conferire una procura “a margine”? Non dico sull’apposito foglio con marca Cicerone, ma almeno con una elezione, anche solo a un consiglio di quartiere?
Dismessi i panni di avvocato difensore, mai nominato, in simultanea a quelli di premier, parimenti mai eletto, e dopo essersi dedicato ad organizzare esilaranti scenette, con tanto di banchetto stile vo’ cumpra’ sotto Palazzo Chigi, ce lo siamo ritrovati leader maximo di un movimento che già dava chiari segnali di scoordinamento motorio.
Da ultimo, pur indossando l’uniforme di atlantista / europeista, non avendo ben compreso cosa hanno votato EU, Stati membri e NATO, ha pensato di bloccare la, peraltro quasi inesistente, fornitura di armi italiane all’Ucraina, buona ultima perfino dopo la Lituania.
Il risultato?
L’ennesima perdita di tempo in Parlamento e la spinta finale alla fuoriuscita di Di Maio, ed oltre 60 deputati più quelli già usciti alla spicciolata, talché presto da 5 passerà a denominarsi 2 stelle e poi albergo ad ore. E questo non è buono.
Nell’immaginario collettivo l’albergo ad ore non è un luogo edificante, anche se immortalato da Edith Piaf, nel 1956, e da Ornella Vanoni, nel 1970. Con le loro canzoni raccontavano pur sempre di una soluzione elusiva delle disposizioni della legge Merlin.
L’Italia potrebbe, e dovrebbe, aspirare a qualcosa di più dignitoso di governanti domiciliati, appunto, in un albergo ad ore.
Forse Grillo, quando diede vita al suo URLO, emulo vocale del grande Munch, aveva visto giusto ipotizzando di attrarre solo soggetti di cultura medio/bassa, perché i più eruditi, giornalisti, professionisti soggetti comunque tridimensionali, diversi dal piattume facilmente affabulabile, hanno da tempo mollato gli ormeggi, andando a ingrossare le fila del gruppo misto, (il secondo per numero di iscritti sia alla camera che al Senato).
Perfino Di Maio, che evidentemente ha studiato ed è cresciuto di spessore, certamente non all’ombra di GIUSEPPI, dopo aver capito che uno non è uguale ad uno, ha mollato gli ormeggi ed ha arruolato già un signor equipaggio, per numero e qualità, con nuove regole di ingaggio, diverse da “il pallone è il mio, e decido io chi gioca e come si gioca”.
Il porto di approdo ormai è alle viste e fra 7 mesi ci sarà una resa dei conti generale, non fra appartenenti ai vari partiti, quella sarebbe un regolamento di conti per bande, ma col popolo italiano che, spero, abbia finalmente imparato a leggere il bilancio consuntivo, perché in quello di previsione vale sempre la regola di chi la spara più grossa.
Alfio franco Vinci