Un film comico di alcuni anni fa titolava: “7 chili in 7 giorni” ed era anche gradevole e divertente.
Osservando il posizionamento di Catania nella classifica di Italia oggi e della Università La Sapienza, delle città italiane (102° posto) e quello del 2015, dichiarato dall’ufficio stampa del Comune che chiosa la classifica del Sole 24 ore (95° posto), verrebbe da dire “7 punti in 7 anni” solo che in questo caso la parafrasi non è né gradevole né divertente, anzi mortificante e preoccupante.
Di questi 7 anni, tre sono stati a guida Enzo Bianco e quattro, sulla carta, a guida Salvo Pogliese.
Responsabilità salomonicamente bipartisan, per cui gli unici titolati a lagnarsi sono esclusivamente i cittadini elettori catanesi, cui però va ascritta larga parte della responsabilità di questa inarrestabile marcia del gambero.
Ordine pubblico, pulizia, sicurezza, rispetto delle regole, che concorrono ad aggravare il posizionamento in classifica, sono ascrivibili più ad una popolazione refrattaria a qualunque disciplina (tutti malati incurabili di “spirtizza”) che non a chi a dovrebbe far rispettare tali regole, ma che, strada facendo ha perso il bastone e pensa di poter gestire i problemi solo con la carota.
Che siamo abituati ad una anarchia generalizzata, è notizia anche di queste ultime ore.
Il comandante della nave ONG, che si rifiuta di lasciare il porto di CATANIA, è la certificazione del fatto che in Italia siamo tutti convinti, esclusi pochi fessi nelle cui liste sono iscritto “ex natu” per diritto ereditario, che basta rifiutarsi o ribellarsi, con l’adeguata “attenzione“ della stampa, per diventare intoccabili.
E allora, tornando alla classifica, perché assoggettarmi a differenziare la “munnizza” se nessuno mi controlla o mi sanziona?
Perché perdere mezz’ora a cercare un parcheggio, se c’è la doppia fila?
Perché comportarsi civilmente in un ospedale, in un ufficio, financo in questura, se basta fare la voce grossa o distribuire qualche schiaffone, per ottenere ciò che si vuole.
Carlo Alberto dalla Chiesa diceva che la disciplina ed il rispetto delle regole si stabiliscono vietando la vendita del pane per strada. Proviamo a riflettere.
Alfio Franco Vinci.