Questa locuzione, attribuita a Mussolini, che avrebbe con ciò confuso la battigia col bagnasciuga, è tornata di pressante attualità.
Mi riferisco alla insistenza con cui l’unione europea torna a pretendere la piena applicazione della direttiva Bolkenstein in materia di concessioni balneari, trovando peraltro acquiescenza anziché resistenza o resilienza nelle nostre Istituzioni.
Invero la direttiva in questione, non è il solito raptus eco/ambientalista, a causa del quale saremo costretti a breve a circolare con le macchinette elettriche, anziché con motori tradizionali, come se l’energia non fosse a sua volta, e in grande quantità, prodotta nelle centrali termoelettriche, ma è concepita per evitare concessioni lunghe assegnate sempre agli stessi concorrenti, a prezzi stracciati.
L’incasso per lo Stato italiano dei tributi per una concessione media è di poco meno di 10.000 euro annui, e ciò ha consentito che la fruibilità del mare fosse alla portata di quasi tutte le tasche dei cittadini comuni.
E qui casca l’asino, perché le lobby che premono perché l’Italia si adegui al regime delle concessioni messe a gara, hanno obiettivi economici ben precisi, e lasciando prevedere che lo Stato potrà incassare ben più dei miserevoli 97 milioni di euro attuali, si preparano a raccogliere una ricca messe dagli oltre 12.000 km di coste.
Questo in Italia, ma non così nella vicina Spagna e Portogallo, dove i numeri sono ben diversi e gli Stati non mollano.
Anche perché nell’aprile del 2018 nella conferenza di Roma, lo stesso prof Bolkenstein ebbe a chiarire che la direttiva non riguarda gli stabilimenti balneari. Questo perché, in molte Regioni italiane siamo di fronte non a baracche monta e smonta, ma a veri e propri stabilimenti, alcuni centenari, che offrono migliaia di posti di lavoro e la cui redditività fa gola a molti.
L’economia nazionale è fatta anche di queste piccole realtà, che fanno parte della nostra storia e del nostro patrimonio socio culturale.
Dopo esserci fatti imporre la lunghezza dei cetrioli e delle zucchine, anche questo NO.
Non svendiamoci tutto, per favore.
Alfio Franco Vinci