Presentata al Teatro Metropolitan di Catania la canzone che si propone come incoraggiamento alle donne a denunciare i comportamenti di amori sbagliati
Nell’anno appena concluso sono state 118 le donne uccise, di queste 96 in ambito familiare o affettivo, secondo i dati del Viminale. Nel 2023 in Italia ogni giorno 85 donne sono state vittime di reato (maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale). Il numero di vittime di sesso femminile è quattro volte superiore a quello delle vittime di sesso maschile. Rosa D’Ascenzo, Maria Rus, Delia Zarniscu e Ester Palmieri sono le 4 vittime di questo nuovo anno. Una lista che deve essere interrotta. Adesso, subito. C’è bisogno di intervenire immediatamente. Bisogna continuare l’importante lavoro mediatico di conoscenza del fenomeno. Usare subito le misure cautelari, ai primi segni di violenza, agire nell’interesse dei minori, proteggendoli dalle violenze, aiutare le donne dal punto di vista psicologico.
Anche la musica, come tutte le forme d’arte, può sensibilizzare, aiutare a riflettere e perfino essere un supporto per le vittime di violenza. Lo può essere ancora di più, quando il “grido” dei “Lividi” arriva da una ragazza di 24 anni.
Sul palco del Teatro Metropolitan di Catania, Viviana Macrì ha presentato per la prima volta il brano “Lividi”, scritto da Michele Russo e musicato da Antonio Macrì (del duo “I Violinisti in Jeans). «La tua mano mi ha strappato alla vita, la tua mano mi ha cambiato in un fiore. Ora vago in un immenso giardino inebriato dal profumo dei fiori». Così inizia la canzone “Lividi”.
Il brano vuole essere un incoraggiamento per tutte le donne che vivono in situazioni di abusi e di violenze. Il testo vuole spingere tutte le donne a dire no alle situazioni sbagliate e dire di sì alla vita e alla felicità. Un “grido” ad aprire gli occhi per accorgersi che a volte quello che consideriamo amore, in realtà, non lo è per nulla. Un invito a ribellarsi alla violenza. Il brano invita a riflettere sui segnali, spesso sottovalutati, di violenza sulle donne. «Mi risuonano le tue parole, ma eri finto e non sapevi amare. Erano nuvole sbattute dal vento dell’illusione. Io che volevo affrontare il mondo insieme a te. Poi improvvisamente svaniscono le tue parole, ed avevo paura di stare insieme a te. I lividi e le cicatrici sul mio corpo sono il segno della tua meschinità. Ho compreso troppo tardi che eri un vero mostro nuovo a metà». Continua “Lividi” di Viviana Macrì. «Lividi da cancellare dalla mente, l’eccessiva rabbia e l’aggressività. Tu che imprigionavi la mia liberta, rubando per sempre la mia dignità». Il racconto di una donna strappata alla vita all’interno del brano che porta la firma di Russo e Macrì, reduci dal singolo precedente “Mi parlavan di Guerra” che è stato suonato in tutto il mondo, grazie ad un progetto di Rai Italia. “Lividi” si chiude con un nodo alla gola. «Poi un grido nel vuoto e non ci vedo più, da quando improvvisamente hai spento il sole. Ora vaga la malinconia di un sorriso che hai strappato via, lo sentivo non potevi amare, ti camuffavi con la gelosia». La canzone è ascoltabile gratuitamente su tutte le piattaforme musicali.