Una volta gli Italiani all’estero si riconoscevano facilmente per due opposte condizioni, che divennero stereopiti: la valigia di cartone legata con lo spago, per i meno fortunati. L’eleganza dell’abbigliamento, il saper vivere ed il bon ton dei più abbienti, i viaggiatori, non i turisti, da cui venne coniato il termine “italian style”. All’estero bisognava sapersi comportare, con lo stesso rispetto e la stessa buona educazione di quando si va ospiti in casa d’altri. Non era particolarmente difficile, anche perché a Scuola veniva severamente insegnata l’educazione civica, col voto che “faceva media” e perché i genitori, senza “Il collegio dei genitori, le elezioni dei consigli d’istituto, la commissione per i rapporti scuola famiglia” facevano benissimo il loro non facile mestiere di Papà e Mamma, completando con ciò l’educazione scolastica, e non solo.
In ogni caso, per chi si recava all’estero venivano pubblicate a cura del Touring club, quando ancora si chiamava Consociazione turistica italiana, apposite guide, finalizzate ad evitare che si violassero usi, costumi, consuetudini e leggi dei Paesi dove ci si recava.
Fino al Giugno 2001, 23 anni fa, e spero ancora oggi, quando mio figlio partecipò, con la Brigata Aosta, cui apparteneva, ad una esercitazione NATO in Polonia ed in Ungheria, denominata “LIGHT EAGLE”, a tutti i militari venne fornita una guida comportamentale da applicare attentamente nei rapporti con le Autorità locali e la cittadinanza, durante le libere uscite.
Oggi, nell’era della globalizzazione, tutte queste accortezze non esistono più, e ci si affida a “suggerimenti” della Farnesina che nessuno consulta, come facilmente intuibile dall’ultimo accadimento nell’isola al largo dello Yemen, dove 15 nostri connazionali sono rimasti bloccati, in località “fortemente sconsigliata”.
La nostra nuova nota distintiva sembra essere diventata la sistematica violazione delle regole, tanto in Italia, quanto all’Estero, e non solo per ignoranza delle stesse, quanto piuttosto per premeditazione.
Da ultimi, il caso Salis ed il giovane arrestato negli Stati Uniti, entrambi con le regole vigenti nei due Stati esteri. Questo perché, abituati come siamo diventati al lassismo diffuso, al buonismo sempre e comunque, ed ai genitori sempre pronti a giustificare i figli in qualunque sede e con qualunque mezzo, anche quando hanno torto marcio, a cominciare dalle bocciature e dalle punizioni a Scuola, pensiamo di poter replicare gli stessi comportamenti anche in casa d’altri.
Credo non sia un caso che, per anni, i Rave Party venivano organizzati in Italia, con la partecipazione di migliaia di stranieri che venivano a tenere comportamenti debosciati a casa nostra, sicuri di rischiare al massimo una “buonista lavata di capo”.
Continuando così, sarà sempre più difficile riguadagnare terreno, anche perché a costruirsi una buona reputazione ci vuole una vita, a perderla bastano pochi minuti.
Alfio Franco Vinci