L’importanza della Rete Siciliana nella cura dell’epatocarcinoma

La Sicilia è stata la prima regione in Italia a costituire la Rete per la cura dell’epatocarcinoma con 5 centri Hub (tre a Palermo, uno a Catania e uno a Messina) e 44 centri Spoke. Sono circa 150 i pazienti seguiti in un anno dal Centro di Gastroenterologia del Policlinico di Palermo, mentre i casi discussi dal team sono 180; 15/20 giorni i tempi per la diagnosi

Da sinistra Firenze, Lagalla, Furnari, Volo e Midiri

PALERMO – Il Liver Cancer Awareness Month, che si tiene in ottobre, e che è dedicato all’informazione e alla sensibilizzazione sui tumori del fegato. Per fare il punto sui percorsi di prevenzione, diagnosi e cura dell’epatocarcinoma, il Policlinico di Palermo con AZ Salute, supplemento di biomedicina e sanità del Giornale di Sicilia, col patrocinio dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana, dell’Associazione EpaC-ETS, della Società Italiana di Storia della Medicina, con il contributo non condizionante di Roche, ha promosso il talk show “Epatocarcinoma: prevenzione e cura” che si è tenuto ieri nel salone di Villa Malfitano di Palermo.

La Sicilia è stata la prima regione in Italia a costituire la Rete per la cura dell’epatocarcinoma con i centri Hub e Spoke con una certificazione da parte di un ente esterno. Un traguardo scientifico, ma soprattutto un’importante ricaduta in termini di equità di cure e di assistenza per tutti i siciliani.

Prof. Calogero Cammà

“La Scuola di Specializzazione regionale – spiega il professore Calogero Cammà, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Epatologia del Policlinico ‘Paolo Giaccone’ di Palermo – ci consente di essere in prima linea con la formazione dei giovani gastroenterologi e soprattutto nella capacità di coordinamento della rete regionale per il cancro per l’epatocarcinoma”. L’unità operativa di Gastroenterologia del Policlinico di Palermo ha le competenze per assistere il paziente in tutto il percorso: dalla diagnosi al trattamento, inclusi anche approcci innovativi come la terapia sistemica. “Nel prossimo futuro sarà di fondamentale importanza implementare modelli organizzativi in cui l’innovazione tecnologica e digitale, quindi l’intelligenza artificiale, possano essere integrati nell’attività clinica quotidiana”.

Sono i numeri a parlare: circa 150 i pazienti seguiti, in un anno, dal centro della Gastroenterologia del Policlinico di Palermo, mentre i casi discussi dal team sono circa 180. I tempi della diagnosi si attestano tra i 15 e i 20 giorni. “La Rete ha migliorato i percorsi di cura – afferma il professore Giuseppe Cabibbo della Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Epatologia, Policlinico di Palermo – ottimizzando i tempi di diagnosi e assicurando ai pazienti le migliori opzioni terapeutiche. Ha inoltre abbattuto la mobilità extraregionale e, grazie ai board su piattaforma web, ha ridotto la necessità di spostamenti dei pazienti, fra aziende e centri Spoke e Hub. Inoltre, il board multidisciplinare – continua Cabibbo – è essenziale nella gestione dei pazienti con epatocarcinoma. L’epatologo-gastroenterologo rappresenta la figura cardine e l’anello di congiunzione tra diverse figure professionali in tutte le fasi del percorso del paziente”.

L’epatocarcinoma è il più frequente tumore primitivo del fegato che nella maggior parte dei casi si sviluppa su un fegato cirrotico. Questo tipo di tumore rappresenta la terza causa di morte per neoplasia nel mondo, dopo polmone e colon. La sua incidenza a livello europeo è di 7 casi su 100.000 abitanti tra i maschi e di 2 ogni 100mila tra le donne. In Italia, secondo gli ultimi dati pubblicati, sono stati diagnosticati 10.000 nuovi casi di cancro al fegato, di questi il 75-85% era un epatocarcinoma che, nella maggior parte, non mostra sintomi fino agli stadi avanzati. Solo il 30-40% dei pazienti viene diagnosticato allo stadio precoce.

Il fattore di rischio maggiore per l’insorgenza dell’epatocarcinoma è la co-infezione di epatite C e B (responsabile di circa l’85% dei casi) o della cirrosi causata dall’abuso di alcol.

Considerato che tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’epatocarcinoma si contano l’abuso di alcol, con conseguente sviluppo di cirrosi, le epatiti virali e la sindrome metabolica, un ruolo chiave può essere svolto dalla prevenzione e dall’opportunità di indirizzare i pazienti ad effettuare, con regolarità, controlli gastroenterologici, con l’obiettivo di diagnosticare l’eventuale presenza dell’epatocarcinoma in fase precoce.

“Il livello di eccellenza raggiunto dall’Unità di Gastroenterologia nella gestione delle malattie del fegato e in quella dell’epatocarcinoma – sostiene la dottoressa Maria Grazia Furnari, Direttrice Generale del Policlinico ‘Paolo Giaccone’ di Palermo – si è concretizzato nella certificazione nazionale ufficiale PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) dell’epatocarcinoma, rilasciata da Bureau Veritas Italia”.

Per Massimiliano Conforti, Vice Presidente Associazione Epac-ETS: “Fondamentali per la cura del paziente con tumore al fegato sono la presenza attiva di un team multidisciplinare e la gestione esperta da parte dell’epatologo, perché si è in presenza di un tumore su un organo già danneggiato dalla cirrosi quasi nella totalità dei casi”.

Centri di eccellenza, come il Policlinico di Palermo, fanno la differenza perché hanno uno staff di professionisti che negli ultimi decenni si sono sempre contraddistinti in Italia e nel mondo per la ricerca in ambito fegato.

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