Cosa succede al Partito Democratico? È una domanda che tutti gli osservatori politici si stanno ponendo da qualche settimana. Passino le diatribe locali e regionali di cui ben si comprendono i meccanismi, ma risultano incomprensibili quelle nazionali in un partito che non solo governa l’Italia ma che nelle ultime elezioni ha ottenuti risultati assolutamente eccezionali. Eppure tutto questo rischia di sfasciarsi per le continue polemiche da parte della cosiddetta minoranza. L’ultima riguarda la nuova legge elettorale che ai dissidenti sembra non piacere proprio.
«Berlusconi vuole i capolista bloccati perché tanto, arrivando secondo o terzo, eleggerà deputati solo nominati. Ma questa è una svendita non una trattativa», ha affermato il senatore Miguel Gotor. E il premier Matteo Renzi rimanda tutto al mittente dicendo: «Accuse ingenerose».
La questione, però, non riguarda solo la legge elettorale ma anche l’elezione del Capo dello Stato dopo le recentissime dimissioni di Giorgio Napolitano.
Deputati e Senatori, più i Grandi Elettori designati dalle Regioni, si riuniranno nell’emiciclo di Montecitorio, probabilmente da giovedì prossimo, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Si tratta di 630 deputati, 319 senatori (compresi i 4 senatori a vita) e 58 delegati regionali, per un totale di 1007 Grandi Elettori. Il comma 3 dell’articolo 83 della Costituzione della Repubblica italiana sancisce che «L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta». Questo vuol dire che perché venga eletto subito il nuovo presidente occorrono 672 voti, dopo ne serviranno solo 504.
Quale sarà il nome che uscirò dal cilindro. A differenza di tutte le elezioni della nostra storia repubblicana, al momento non c’è nessun nome papabile. Tra i tanti che sono stati fatti non c’è quello che sembra in vantaggio sugli altri. Anzi, sembra proprio che nessuno tra questi sia realmente il candidato ideale. Questo, ovviamente, aumenta la confusione nel mondo della politica e nell’intero Paese. Intanto, Silvio Berlusconi, guarda, sorride e attende. Mentre gli esponenti si rinfacciano tutto e il contrario di tutto, litigano e polemizzano su ogni cosa, l’ex Cavaliere aspetta la fine della condanna e la riabilitazione politica. E anche se quest’anno a settembre compirà 79 anni sembra ancora in grado di dare un colpo di coda micidiale. In fondo il compianto Umberto Scapagnini aveva affermato che Berlusconi poteva campare tranquillamente fino a 150 anni. Quindi, se questo è vero potrebbe impensierire lo stesso Renzi che, pur avendo solo 40 anni, è pur sempre un uomo normale e magari arrivando a 100 anni, rimarrebbe ugualmente indietro di 10. Un fatto di cui tener conto.
Mat