È parecchio che non si parla più di spending review. Il premier Renzi che pur di cose ne dice tante, tocca l’argomento ormai da mesi. E quasi nessuno in Italia si è accorto che il commissario alla spending review nominato dal Governo Letta, Carlo Cottarelli, non è più al suo posto dall’ottobre 2014 quando proprio Matteo Renzi lo designa per un incarico al Fondo Monetario Internazionale con decorrenza 1° novembre 2014. Ma non è solo questo che fa preoccupare. La legge di Stabilità per il 2015 prevede maggiori entrate e si basa molto poco sui tagli alle spese.
Che qualcosa non vada per il verso giusto si intuisce senza essere degli esperti in faccende contabili. Però, l’ultima parola non è detta. È cominciata infatti la grande offensiva pianificata e guidata da Mario Draghi. La Banca Centrale Europea ha pronti 1.140 milioni di euro, 60 milioni al mese, fino al settembre 2016, per raggiungere l’obiettivo: inflazione al 2%. Ma come si realizzerà il progetto di Mario Draghi: Lo spiega il Sole 24 Ore: “L’obiettivo è duplice: da un lato il massiccio acquisto di bond sovrani schiaccia ulteriormente i tassi e fa salire i prezzi, con effetti a cascata sui rendimenti delle altre obbligazioni, bancarie e aziendali. Il costo del credito insomma si abbassa ulteriormente, con vantaggi per famiglie e imprese. Le banche, dalle quali la Bce comprerà i titoli, si ritrovano inoltre con nuova liquidità disponibile: questo dovrebbe favorire la loro propensione a dirottare i fondi all’economia reale. Un effetto, molto apprezzato dalle imprese, che si è già visto prima del lancio del Qe (Quantitative easing) è quello sui cambi, con l’euro ai minimi dal 2003 sul dollaro. Questo perché più “si stampa moneta”, più aumenta la sua offerta in circolazione e dunque tende a deprezzarsi.
Tutto ciò significa che Draghi ha stoppato la crisi e si prepara a rilanciare l’economia. Renzi bravo o fortunato? Forse tutt’e due le cose. Sicuramente spregiudicato. Alla fine, se le cose vanno come devono andare, e tutti gli analisti concordano in questo senso, la ripresa ci sarà davvero. E, dopo Berlusconi, Monti e Letta, sarà Renzi ad avere guidato il Paese per raggiungerla. Con una tempistica perfetta: il 2017, al massimo il 2018. Non c’è da aggiungere altro.