La frana che ha coinvolto il viadotto Himera sull’autostrada Catania – Palermo ha letteralmente sconvolto la regione. Il fatto è grave di per sé ma raggiunge un livello apocalittico se si considera che l’arteria autostradale è l’unico collegamento accettabile visto il pessimo stato di Stra Statali e provinciali e la drammaticità dei collegamenti ferroviari. Qualche anno fa in effetti si fece una manifestazione che ironicamente si chiamò “Freccia Rotta” da contrapporre al “Freccia Rossa” che funziona nel nord Italia, ma rimase solo una manifestazione. Insomma se prima da Catania a Palermo, con la macchina, si impiegavano circa due ore adesso, e chissà per quanti mesi e anni a venire, se ne impiegheranno almeno il doppio. Dal momento del “crollo” si sono succedute prima le dichiarazioni di sconcerto, poi le varie proposte in un campionario di soluzioni tampone spesso frutto dell’immaginazione più che di soluzioni pratiche e applicabili. Il punto è che in Sicilia, sicuramente per esclusiva colpa della politica, per quel che riguarda i trasporti su rotaia siamo fermi più o meno all’Ottocento.
I primi a fare le spese del crollo sono i mezzi pesanti che sono stati deviati temporaneamente nelle autostrade Messina-Palermo (A20) e Messina-Catania (A18). Un giro piuttosto largo (331 chilometri in molti tratti a una sola corsia) in effetti, ma non è che la situazione per i veicoli più piccoli sia migliore.
Ecco, testualmente il comunicato stampa che la Protezione Civile Regionale aveva inviato martedì 10 marzo: «Nel pomeriggio di oggi un movimento franoso ha interessato tre pile e 4 campate dell’Autostrada A19 Palermo – Catania in corrispondenza del km 57+600. Il tratto autostradale è stato momentaneamente chiuso per precauzione fra gli svincoli di Scillato e Tremonzelli e il traffico tra le due provincie siciliane è stato dirottato sulla viabilità ordinaria. Tuttavia, anche la Strada Provinciale 24, al km 1 nei pressi dello svincolo di Scillato, è interessata dagli stessi movimenti franosi, per cui, al momento, neppure la viabilità alternativa consente agevolmente gli spostamenti tra Palermo e Catania. Si consiglia, pertanto, di evitare la suddetta viabilità fino a nuove disposizioni da parte delle Autorità interessate. Di seguito si riportano gli itinerari suggeriti in alternativa. In direzione Catania: per il traffico diretto a Catania, uscita obbligatoria a Buonfornello sulla S.S. 113 o A20 “Palermo – Messina”, il traffico diretto a Scillato proseguirà sulla A19, in direzione Catania, sino all’uscita obbligatoria presso lo svincolo di Scillato. In direzione Palermo: per il traffico fino a 3,5 T. diretto a Palermo, uscita obbligatoria a Tremonzelli, immissione sulla S.S. 120 in direzione Caltavuturo, Cerda sino alla S.S. 113 con ingresso in autostrada dagli svincoli della A19 “Buonfornello” e “Agglomerato Industriale di Termini Imerese”; Per il traffico superiore a 3,5 T. diretto a Palermo, inversione di marcia obbligatoria presso lo svincolo di Resuttano».
Le possibili soluzioni
All’indomani del cedimento del vincolo del viadotto qualcuno ha subito chiesto l’attivazione di un servizio che consenta ai produttori della Sicilia orientale di inviare i propri prodotti alimentari deperibili sui mercati del nord Italia attraverso le cosiddette autostrade del mare. Per altri è basilare la richiesta dello stato di emergenza. Altri ancora, tra i quali il sindaco di Catania Enzo Bianco che si è rivolto a Ryanair, hanno proposto un collegamento aereo tra Catania e Palermo che però farebbe perdere moltissimo tempo, oltre a costare molto caro, sia per i tempi di imbarco sia perché Punta Raisi è lontana dal centro di Palermo. Ma sarebbe comunque un’opportunità. Intanto si potrebbe riattivare, come un tempo, lo scalo di Bocca di Falco ma non è certo semplice e rapido da realizzare. Intanto da lunedì scorso Trenitalia ha aumentato (di due) i treni che collegano le due città più importanti dell’isola assicurando – sulla carta – tempi di collegamento di tre ore. Rincarano la dose i grillini che dichiarano: «Tantissimi sono i punti interrogativi sulle indecenti infrastrutture, una sola cosa è certa, non ammetteremo la minima perdita di tempo per ripristinare una accettabile viabilità. Tantissimi siciliani sono angosciati. La loro vita è stata scombussolata dal pilone crollato Non possiamo permettere che ciò duri in eterno. Se qualcuno pensa che qui assisteremo a una riedizione dell’Aquila si sbaglia e si sbaglia di grosso».
Il punto è che si tratta di un intervento lungo e complesso. Forse persino del rifacimento dell’autostrada il cui percorso dovrà essere spostato di alcune centinai di metri. Significa reperire risorse, preparare bandi, redigere progetti, aprire i cantieri e completare i lavori. Atti che normalmente in Italia richiedono parecchi anni.
Ma, piovendo sul bagnato delle autostrade siciliane, nell’approvare il Def, il Governo Renzi ha dimenticato di inserire tra le opere prioritarie l’autostrada Catania-Ragusa, peraltro già progettata, finanziata e appaltata. Un vero colpo per i progetti di costituzioni del Distretto del Sud-Est e per il sindaco di Catania Enzo Bianco grande sostenitore dell’idea.
«È assolutamente inaccettabile che un’opera di grande importanza strategica come l’autostrada Catania-Ragusa sia stata depennata. Nei prossimi giorni – ha dichiarato il primo cittadino etneo – con i sindaci del Distretto del Sud-Est e anche con alcuni deputati regionali, ci recheremo a Roma per sentire il ministro per le infrastrutture Graziano Delrio perché il nostro territorio ha bisogno di quest’opera ormai pronta a partire, con i contratti già firmati, e non si comprende perché dovrebbe essere eliminata dall’elenco delle cose da fare subito. Il Distretto del Sud-Est è l’area più ricca e attiva della Sicilia e tra le più importanti dell’intero Mezzogiorno, e non è possibile non ritenere un’opera strategica questa importantissima arteria di collegamento, con il rischio di penalizzare i grandi progetti di sviluppo pensati in questi mesi e che stanno per diventare realtà».
I collegamenti in treno
Intanto chi non vuole utilizzare l’auto per raggiungere Palermo da Catania (o viceversa) può sempre ricorrere a Treni Italia che, ha aggiunto due convogli dallo scorso lunedì. Il tempo di percorrenza di questi due treni garantiscono sia di tre ore e 11 minuti. Orario di partenza le 5:28 del mattino da Catania e le 17:29 da Palermo (però queste due possibilità non figurano ancora nelle tratte degli acquisti che è possibile fare online). Gli altri previsti sulla tratta Catania-Palermo non impiegano meno di 4 ore e trenta, in alcuni casi anche molto di più. E per essere a Palermo alle 8 del mattino l’unica sembra essere quella di partire alle 2 del mattino. Sono soluzioni di accomodo al momento, in attesa di trovarne altre. La buona notizia è che i tempi dei due treni aggiunti da Treni Italia non solo li stanno rispettando ma impiegano meno tempo del previsto. E nei prossimi giorni contano di arrivare anche a due ore e 45 minuti.
Nel frattempo è stato anche proposto di riattivare la strada di cantiere che era stata utilizzata durante i lavori, ma anche per quella occorre tempo. Tanto tempo. E intanto chi ne fa le spese sono soprattutto le merci.
Oggi il ministro Delrio ha fatto un sopralluogo sul viadotto Himera e ha dichiarato all’Ansa che dovranno essere ricostruiti entrambi i viadotti. Costo complessivo, afferma l’Anas, circa 30 milioni di euro. Per ripristinare la viabilità nei trecento metri saranno necessari dai 12 ai 24 mesi di lavoro. Eppure indiscrezioni trapelate in questi giorni fanno dubitare che sarebbe possibile ricostruire dove c’è stata la frana per motivi idrogeologi legati alla zona.
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