La riflessione della Cna sui disagi della A19: in crisi tutti i trasporti dell’isola ma chi ne fa le spese maggiori sono le merci

Il viadotto Himera adagiato su se stesso sulla A19

Il viadotto Himera adagiato su se stesso sulla A19

A ormai molti giorni di distanza dal cedimento di un pilone lungo l’autostrada A19 Palermo-Catania, si impone una riflessione approfondita sulla situazione venutasi a creare per l’intero comparto dei trasporti. In merito, la Presidenza regionale di Cna Fita Sicilia (Unione nazionale imprese di trasporto) esprime le seguenti considerazioni. È bene valutare in premessa come la situazione venutasi a creare in Sicilia rappresenti per gli autotrasportatori una crescita esponenziale dei costi per pedaggi (solo questi calcolabili in circa 70 euro a viaggio), tempi di guida (un autista deve essere pagato per circa il doppio delle ore), carburante (se ne consuma circa il doppio dovendo raggiungere Palermo da Catania attraverso Messina o viceversa). Di tali maggiori costi qualcuno dovrà farsi carico, fra governo nazionale e regionale, altrimenti finiranno per ripercuotersi sui consumatori dei prodotti, il cui prezzo aumenterà.

Il primo nodo da affrontare è inerente la possibilità di una bretella che bypassi il tratto inagibile. Se è possibile realmente concretizzare tale idea, come il ministro Delrio ha assicurato, lo si faccia in tempi più che rapidi, perché davvero il mondo produttivo siciliano sta patendo in maniera forte le conseguenze dell’attuale divisione dell’Isola. Inoltre: tale bretella sarà percorribile o no dai mezzi pesanti? Su ciò serve da subito chiarezza. In attesa di soluzione definitiva al problema attuale, bene sarebbe, come già da alcuni ipotizzato, verificare la possibilità di istituire una tratta Catania-Genova per far viaggiare via mare le merci siciliane destinate ai mercati del Nord Italia. Essendo queste in prevalenza ortofrutta e derrate alimentari, sarebbe indispensabile utilizzare navi veloci da almeno 25 nodi l’ora.

Una terra con gravi carenze infrastrutturali come la Sicilia vive a questo punto una vera emergenza e abbisogna di alcune opere divenute ormai assolutamente fondamentali. La cosiddetta “Nord-Sud” (in grado di snellire non poco anche il traffico sull’A19), l’autostrada Catania-Ragusa e il completamento dell’autostrada Catania-Siracusa-Gela sono priorità, opere dal valore strategico che serve iniziare prima possibile.

Più in generale, il gap infrastrutturale crescente fra il Sud e il resto del Paese è perfettamente esemplificato dalla Sicilia, “scollegata” al proprio interno e difficile da raggiungere dal continente e dall’estero. È palese come la situazione non migliorerà di certo, se è vero come è vero che le infrastrutture in cantiere al Sud valgono 4,7 miliardi di euro contro i 19 pianificati per il Centro-Nord. Solo il 19% dei nuovi finanziamenti complessivi per le infrastrutture, insomma, è destinato al Mezzogiorno.

Pessima opzione, perché sciogliere il nodo dell’accessibilità nelle e per le regioni meridionali è una precondizione per qualsivoglia loro possibilità di sviluppo. Senza, il Sud e le Isole sono condannate a una decrescita ancora più drammatica di quella corrente.

Su questi temi chiediamo un confronto con le altre associazioni di categoria e un incontro urgente con l’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo.

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