A un mese e mezzo dal cedimento del viadotto Himera sull’autostrada A19 (Catania – Palermo) su se stesso cambiano i piani di intervento. Dopo un sopralluogo eseguito la scorsa settimana dall’Anas e da alcuni tecnici del ministero delle Infrastrutture, Palazzo Chigi ha comunicato tramite il sottosegretario all’Istruzione (ma che c’entra?) Davide Faraone, che verrà abbattuta solo la carreggiata che ha ceduto, lasciando in piedi invece quella su cui il viadotto si è appoggiato. Il risultato del sopralluogo sostiene in effetti che se il viadotto integro è riuscito a sopportare il peso di quello ceduto, vuol dire che la sua struttura non è a rischio.
Sempre la scorsa settimana il Consiglio dei Ministri aveva approvato la dichiarazione di stato d’emergenza per fare fronte ai danni connessi agli eventi meteorologici che si sono verificati dal 16 febbraio al 10 aprile 2015 nel territorio delle Province di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna,
Messina e Trapani, compresi gli interventi emergenziali da realizzare in conseguenza del cedimento dei piloni del viadotto Himera 1 dell’autostrada A 19 Catania-Palermo.
Inoltre sono stati destinati 30 milioni per “ricucire” la Palermo-Catania con una bretella di collegamento provvisoria e oltre 27.4 milioni per il miglioramento della viabilità in Sicilia. La bretella quindi verrà realizzata in ogni caso. Tempi di realizzazione quattro mesi dalla nomina dei commissari che dovrebbe arrivare a brevissimo.
Intanto il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone reitera – l’aveva già fatto il Codacons tempo fa – la richiesta di sospensione dei pedaggi sulle autostrade siciliane: “Il crollo del viadotto Himera, e la conseguente chiusura dell’A19, hanno messo in ginocchio l’intera economia dell’isola.
Gli autotrasportatori, come le aziende che si occupano del trasporto persone, – aggiunge – si trovano ad affrontare un rilevante aumento dei costi e dei tempi di percorrenza, in molti casi alcuni di questi hanno perso delle commesse poiché non più in grado di ottemperare agli obblighi contrattuali”.
Intanto però parlando con l’ingegnere Giacomo Guglielmo sorge un dubbio o almeno una domanda: «Per fare star su una struttura bisogna fare delle verifiche statiche e dinamiche previste da norme.
Quando si devono fare su strutture esistenti – ci dice Guglielmo – bisogna simulare tutte le forze che agiscono (in questo caso anche il carico dell’altra campata) e mettere i vincoli. Il valore del vincolo viene messo sulla base di progetto e di verifiche sul campo. Cioè tiri fuori il materiale (carotaggi) di cui è composto, vedi in quali condizioni è e solo allora puoi dire che è conforme al progetto. Ovviamente se hanno deciso così avranno i loro buoni motivi e se ne assumono la responsabilità. I ponti – continua Giacomo Guglielmo – sono progettati per resistere alle forze verticali non a quelle orizzontali. È poi il suo stesso peso a impedirgli di muoversi in senso trasversale. In questo caso una forza orizzontale c’è ed è quella del viadotto ceduto. Presumo quindi che siano arrivati alla conclusione che “se non è mosso vuol dire che è solido”. Ma l’effettiva resistenza del materiale è stata verificata? Non si è arrivati troppo presto a queste conclusioni? Effettuare questi controlli richiede un tempo tecnico di almeno un paio di mesi e il cedimento è solo dell’11 aprile».
Monica Adorno