Quando si parla di “lino” viene in mente il tessuto resistente e insieme delicato al tatto, che ha origini antiche (coltivato da almeno seimila anni), e che continua ad essere apprezzato. Il “Linum usitatissimum” produce anche dei semi ricchi di oli e acidi grassi essenziali (Omega 3 e Omega 6, ovvero acido linoleico), fondamentali per il metabolismo e dalla spiccata azione emolliente, indispensabili per la sintesi di altri acidi necessari all’organismo. Inoltre la farina di semi di lino è conosciuta ed apprezzata da secoli per le sue proprietà aggreganti e senza modificare le proprietà organolettiche degli altri ingredienti ai quali è mescolata. I semi di lino messi a mollo sviluppano un “gel” che, bevuto insieme all’acqua di ammollo, ha una forte azione antistitica (favorendo la peristalsi) e depurativa.
L’olio di semi lino usato sui capelli puliti e umidi ne garantisce brillantezza, pulizia e resistenza, usato per massaggi rafforza l’elasticità della pelle.
Di semi di lino ci sono sostanzialmente due tipi: marrone e giallo dorato, non vi sono grosse differenze, l’unica eccezione è costituita dal lino giallo Solin, anzi detto Linola, che possiede un profilo lipidico totalmente diverso poiché carente in omega3.
I semi di lino (il gel) e la farina di semi di lino sono impiegati nella cucina vegetariana e vegana per la preparazione di torte e dolci in sostituzione delle uova.
Un uovo, infatti, può essere sostituito da una miscela di semi di lino polverizzati finemente con l’aiuto di un mixer insieme a tre cucchiai di acqua, (questa miscela si adatta molto bene alle farine integrali e alle preparazioni con cacao).
In generale in cucina i semi di lino possono essere aggiunti a piacere a muesli, alle insalate, agli impasti salati (pane, pizza, focacce) e ai muffin e brownie, dando loro un tocco croccante e rendendone più facile la digestione.
Infine una curiosità “nostrana”: il comune di Linera, la cui nascita si può far risalire al secolo XVI, prende il suo nome dalle coltivazioni di lino diffuse nella zona, appunto le “liniere”.
Antonio Luca Cuddè