Nel corso del 2014 il prezzo del petrolio è sceso costantemente e notevolmente, passando dai 110 dollari al barile di maggio 2014 ai circa 40 dollari al barile di questi giorni. Un decremento che avrebbe dovuto portare vantaggi in moltissimi settori legati a trasporti, ma che non ha prodotto alcun risultato sul fronte dei trasporti aerei.
È questa la denuncia del Codacons (l’organizzazione dei consumatori guidata dal segretario nazionale Francesco Tanasi) che chiama in causa il “Fuel Surcharge”, ossia la sovrattassa per adeguamento carburante applicata dalle compagnie aeree ai passeggeri, direttamente sul costo del biglietto.
Si tratta di un balzello a carico dei viaggiatori, che pesa dai 25 euro a biglietto per le tratte brevi, fino a 450 euro per i viaggi più lunghi. Una spesa che, almeno sulla carta, dovrebbe essere indicizzata alle quotazioni del petrolio, ma che sembra essere utilizzata dai vettori aerei per adeguare i prezzi solo al rialzo, con un evidente danno per l’utenza.
I numeri parlano chiaro – denuncia l’associazione dei consumatori – l’International Air Transport Association (Iata) ha dichiarato che per il 2015 il guadagno extra per le compagnie legato al minor costo del carburante sarà pari a 4 miliardi di dollari rispetto al 2014. Soldi che dovrebbero rientrare nelle tasche dei passeggeri aerei attraverso un abbattimento della Fuel Surcharge, ma che in realtà vengono intascati dai vettori attraverso il mantenimento della tassa di adeguamento carburante. Solo alcune compagnie asiatiche hanno ridotto l’entità della sovrattassa, che continua a pesare in modo ingente sul costo finale dei biglietti aerei.
Per tale motivo il Codacons ha annunciato un esposto a tutte le 9 Procure della Repubblica siciliane, all’Antitrust e all’Enac, in cui si chiede di aprire una indagine in relazione al mancato adeguamento della tassa alle quotazioni in forte ribasso del petrolio (-63%), alla luce dei reati di truffa aggravata e aggiotaggio, e per le ipotesi di intese restrittive della concorrenza.