Catania – Esenzione dal pagamento dei tributi per almeno tre anni ai datori di lavoro e ai dipendenti assunti. È quanto propone l’Associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta in relazione alla lotta al racket delle estorsioni. La proposta serve a modificare o integrare le attuali, e “poco efficaci, norme vigenti in materia di agevolazioni per chi denuncia il “pizzo” spiega Giuseppe Agosta, figlio del maresciallo dei carabinieri ucciso dalla mafia.
“Le Leggi in vigore si sono dimostrate di poca efficacia sia per la scarsa pubblicità data loro dai media, sia perché per la loro attuale forma e contenuto non sembrano essere di alcun incoraggiamento per gli imprenditori, gli artigiani, i datori di lavoro in genere, i lavoratori autonomi e i professionisti a presentare denuncia avverso il cosiddetto “pizzo” cui sono sottoposti. Questo iter, a volte eccessivamente complesso, fa perdere del tempo prezioso – continua Agosta – e non motiva chi vuol denunciare il fenomeno del racket/usura, perché questi professionisti sanno che, per ripartire con le proprie attività, potrebbero aspettare mesi se non addirittura anni. La nostra proposta, pertanto – prosegue – ci sembra essere caratterizzata da una semplicità e concretezza tali da potere, nei fatti, assurgere a efficace strumento di contrasto a tale fenomeno”.
L’associazione antimafia, dunque, dopo aver raccolto numerose testimonianze di persone che hanno rifiutato di sporgere denuncia in caso di racket, perché prive di fiducia o spaventate, avanza alcune proposte per spingere la cittadinanza a collaborare.
Nei fatti si tratta di esentare le “Vittime” dell’attività delittuose, per tre anni, dal pagamento di tutti i tributi: tasse comunali, contributi previdenziali, assicurativi e fiscali, riferiti ai datori di lavoro in generale ed a tutti i dipendenti assunti con regolare contratto di lavoro, a prescindere dalla tipologia del contratto di lavoro.
«La modifica da noi proposta dovrà prevedere nello specifico che, dopo la denuncia alle Autorità da parte di chi ha subito atti criminosi riferiti ai reati di estorsione ed usura, verificatisi nell’ambito del territorio nazionale, i benefici previsti siano attribuiti al momento processuale in cui sia emesso il “Rinvio a Giudizio” – continua Agosta. Si tratterebbe di un chiaro segnale inviato a tutti i cittadini circa la volontà dello Stato di realizzare una forte attività di contrasto al racket e all’usura, nonché avverso tutte le organizzazioni di stampo mafioso che operano nelle varie realtà nazionali ed ogni altra forma di criminalità esistente sul territorio nazionale».
Quanto avanzato dall’associazione dovrebbe essere considerato come supplementare alle “Disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura”, già in vigore su tutto il territorio nazionale.
“Il senso dell’iniziativa – conclude – è quello di intervenire nella fase più difficile: quella della scelta della denuncia, quando cioè si ha bisogno di sostegno e supporto da parte delle istituzioni, nonché, successivamente, quella di essere certi che i condannati sconteranno fino in fondo la pena loro comminata”.