Pizzo: “Dobbiamo traghettare (la Sicilia) nella contemporaneità. Con la testa e non con le stigghiola. Con voglia di futuro basata sui limiti del presente che si deve e si può superare”
Ammettiamolo Crocetta ha perso un’occasione per stare zitto. Tra tutte le risposte che il presidente della Regione Siciliana avrebbe potuto dare alle parole – pesanti nei modi di sicuro – di Vecchioni, quelle che ha scelto sono state il peggio del peggio. E lo sono state così tanto che persino chi ha avversato a spada tratta le parole del cantautore ha subito un contraccolpo e per un momento anche in loro il pensiero ha vacillato in un “ma vuoi vedere che forse Vecchioni non aveva tanto torto?”. Perché il presidente – e fa male dirlo – ha dimostrato di non aver capito nulla immortalandosi nudo e spiaggiato tra i ciottoli di Castel di Tusa. Una foto in cui l’approssimazione e il disordine regnano sovrani tra scarpe giubbotti e pantaloni abbandonati a come viene prima, teli da mare buttati alla rinfusa, una borsa per il mare arancione e una gialla fosforescente, pantaloni pacchetti di sigarette in bella vista, una copia del Giornale di Sicilia per nascondere le pubenda e persino la pubblicità della Coca Cola light in primo piano. Nella seconda foto il presidente fa il bagno a dicembre. E sorride. Ed è così che purtroppo, dà ragione a Vecchioni confermando che l’unica cosa che abbiamo e che non riusciamo a promuovere per colpa della nostra sciatteria (anche questa confermata dalle foto del presidente) è il mare. Ma Vecchioni aveva detto proprio questo, che quest’Isola (“di merda” ha sancito il cantautore) deve fare di più, deve promuovere la civiltà, la bellezza e la storia che vanta da secoli e secoli e che è un peccato sprecare tutto così nella convinzione che avere un bel mare e il sole tutto l’anno bastino e avanzino a risolvere il problema.
Ok Vecchioni ha sbagliato i modi. Ha sbagliato platea. E probabilmente aveva pure bevuto. Eppure io non mi sono sentita offesa dalle accuse che ci ha mosso, sono le stesse che denunciamo noi giornalisti tutti i giorni, quando parliamo di auto lasciate in tripla fila, di spazzatura lanciata dalle auto in corsa, di file che non vengono rispettate, di numeri verdi che non rispondono agli utenti, di lavavetri che ti assalgono davanti ai vigili urbani senza che questi ultimi muovano un dito che sia uno. Parliamo di metodi e modi a cui siamo così assuefatti da considerarli normali ma che normali non sono neanche un po’. Prevaricazioni in nome del “me ne fotto di chiunque” che i siciliani praticano e chi dovrebbe multare o denunciare, conclama e lascia fare.
Questa non è la Sicilia che vorrei, questo non è il presidente che mi rappresenta. Il tempo mite a dicembre e un mare che fa invidia a quello dei Caraibi non dipende né dai siciliani né dai politici eppure stiamo facendo di tutto per uccidere anche questo mare favoloso con i depuratori che non si fanno e le discariche a cielo aperto.
“Quello che ha diviso i siciliani in guelfi e ghibellini – ha scritto l’ex assessore ai Trasporti, Pizzo – e, considerando la nostra natura contorta, successivamente, spaccando il capello in 4, in guelfi bianchi e guelfi neri, è un dibattito vecchio sul “Ttrafffico”. Nel momento in cui un progetto vecchio e stantio come il tram stenta – in una città appassita – a decollare. Tutto vecchio. Tutto poco contemporaneo. (…) Si aggiunge istrionicamente il Crocetta desnudo. E il web impazzisce. Dobbiamo traghettare (la Sicilia) nella contemporaneità. Con la testa e non con le stigghiola. Con donne concrete e ragazzi senza troppa farina di ceci nel cervello. Con voglia di futuro basata sui limiti del presente che si deve e si può superare”.
Monica Adorno