Roma – Negli ultimi dieci anni una vera e propria rivoluzione ha animato la sessuologia. La classificazione e la cura delle disfunzioni sessuali si è orientata in due nuove e interessanti direzioni: la valutazione della soddisfazione più che della prestazione e, soprattutto, il crescente affermarsi, anche a livello internazionale, di un modello integrato. Esso prevede che nelle diverse fasi della diagnosi e del trattamento, le figure che si interessano al versante medico e a quello psicologico intervengano e interagiscano congiuntamente, concordando la prevalenza e la priorità dei differenti fattori. In questo modo la terapia avrà come oggetto la persona, rispettandone l’unità corpo/mente.
Per non perdere di vista questo obiettivo, si è svolto di recente (dal 3 al 5 dicembre a Roma) un convegno congiunto organizzato dalla SIM (Società Italiana Menopausa) e la FISS (Federazione Italiana Sessuologia Scientifica). Il tema che ha dato inizio ai lavori: Salute sessuale per il nuovo millennio. Ciò che può interessare a noi semplici lettori è che erano presenti esperti nell’ambito medico (ginecologi, andrologi, urologi, uroandrologi) e nell’ambito psico-diagnostico (psicologi, psicosessuologi, psicoterapeuti di diverse scuole). Tra gli addetti ai lavori c’erano coloro che oltre ad essere medici erano anche sessuologi. Quindi in sintesi, “l’approccio sessuologico integrato prevede nel caso della disfunzione sessuale, l’analisi degli aspetti biologici, chimici, fisici, psicologici e culturali, non solo nelle loro peculiarità, ma nelle loro interazioni reciproche”, questo il pensiero di Chiara Simonelli docente di psicologia presso l’Università la Sapienza di Roma psicoterapeuta e sessuologa, autrice di diversi testi sull’argomento.
Altri argomenti di discussione: negli approcci sessuologici integrati si possono considerare quattro livelli: l’integrazione all’interno della mente del terapeuta, l’integrazione fra strumenti, l’integrazione fra modelli e quella fra diversi specialisti. I modelli integrati prevedono la costruzione di un tipo di contesto in cui è possibile introdurre elementi che appartengono a differenti discipline e condurre un lavoro di equipe costituito da figure professionali diverse, ma capaci di parlare un linguaggio comune. Ciò in parole povere significa che sia la medicina sia la psicologia valutano i propri meriti e i propri limiti confrontandosi su un terreno comune. E noi pazienti fiduciosi aspettiamo speranzosi gli esiti.
Susanna Basile