CATANIA – A quasi 4 anni, poco meno di 1500 giorni dallo stop ai voli della Wind Jet, la compagnia aerea low cost catanese che aveva rivoluzionato il modo di viaggiare per tanti siciliani, torna prepotente agli onori della cronaca colpendo il presidente dell’azienda, Nino Pulvirenti, arrestato questa mattina dalla Guardia di Finanza di Catania, insieme all’ex amministratore delegato della ditta, Stefano Rantuccio, per bancarotta fraudolenta.
Pulvirenti e Rantuccio sono entrambi ai domiciliari. Aerei, squadre calcistiche, hard discount e hotel di lusso tra le attività dell’imprenditore che adesso rischia di perdere il suo patrimonio a causa dei tanti guai giudiziari in cui è stato coinvolto. “Icaro”, questo il nome dato all’operazione che ha portato all’arresto di Pulvirenti, dagli inquirenti della Procura di Catania che hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa come dalle indagini siano emerse gravi irregolarità nella gestione della compagnia aerea. Quello che è stato trovato dagli inquirenti è un vero e proprio buco nei bilanci della società.
Sarebbe stato proprio questo a determinare il dissesto della stessa, con operazioni artificiose nei registri contabili che venivano condotte dai dirigenti per occultare quello che stava accadendo. Parliamo di un passivo di 238 milioni di euro (ben 43 milioni, i debiti nei confronti dell’Erario), frutto di operazioni condotte con dolo, un buco che riusciva a essere occultato grazie all’enorme flusso di denaro che era canalizzato nei conti della compagnia, rappresentato dai proventi della vendita dei biglietti a basso costo. I bilanci venivano costantemente gonfiati per continuare a permettere alla compagnia di volare. A Pulvirenti sono stati sequestrati circa 5 milioni di euro su conti esteri. Insieme a Pulvirenti e Rantuccio sono altri 15, tra dirigenti ex Wind Jet, imprenditori e commercialisti di stampo internazionale ad essere coinvolti nella vicenda e ad essere stati iscritti nel registro degli indagati. Tra questi anche Angelo Agatino Vitaliti, già amministratore delegato della Meridi srl. Un altro nome eccellente è quello di Stefano Patti, che appartiene ad uno degli studi di commercialisti più importanti della città. L’inchiesta “Icaro”, non riguarda il Catania e Torre del Grifo Village, che restato esclusi da questo ulteriore terremoto giudiziario.
Era solo una questione di tempo, ma perché proprio oggi?
Tutti sapevano, ma nessuno parlava: forse era davvero solo una questione di giorni, perché da mesi nei corridoi del tribunale etneo, tra i faldoni impolverati degli archivi di piazza Verga in tanti sussurravano di un possibile nuovo arresto che avrebbe coinvolto Nino Pulvirenti. Evidentemente dalle indagini trapelavano già notizie che facevano pensare a una conclusione così drastica della vicenda. Ma il motivo che ha spinto, dopo tre anni e mezzo dallo scandalo che aveva travolto Wind Jet nell’agosto del 2012, la magistratura a procedere oggi con questo arresto dipende dal fatto che c’è il rischio di reiterazione del reato. Durante la conferenza stampa di stamattina, infatti, sono state specificate due cose: la prima è che le indagini sono ancora in corso. La seconda è che pare sia stata rilevata una serie di passaggi di denaro alle società anche in date recenti. Ecco perché la misura della custodia cautelare, nonostante la vicenda sia nota da anni.
La Wind Jet SpA, dalle stelle alle stalle…
La compagnia aeree Wind Jet è nata nel 2003 con l’obiettivo di collegare a bassissimo costo, la Sicilia con i principali aeroporti europei. Da allora ha operato con 15 velivoli a comporre la flotta e base a Catania, riuscendo ad ottenere il prestigioso titolo di prima compagnia italiana low cost nel 2008 con quasi tre milioni di passeggeri. Nel 2012 però è stata colpita da una gravissima crisi finanziaria e dopo un tentativo, andato a male, di fusione con l’Alitalia, l’11 agosto dello stesso anno sono stati sospesi tutti i voli e ben 300mila passeggeri furono lasciati letteralmente a terra. Cinquecento i dipendenti che sono stati messi in mobilità nello stesso anno. E 250 quelli dell’indotto che hanno perso il posto. Nel 2013 la società firmò un concordato per una parziale restituzione dei debiti ai creditori, che fu possibile grazie all’intervento dello stesso patron Pulvirenti, che aveva messo a disposizione il capitale della Holding Finaria di cui era titolare.
Prima degli aerei, i treni…
L’ex numero uno del Catania Calcio non è nuovo alle manette. Appena 7 mesi fa, il 23 giugno del 2015 era stato coinvolto nella vicenda “I treni del gol”, per una compravendita di partite del campionato calcistico di Serie B (quello nel quale nel 2014-2015 militavano i rossazzurri), per evitare la retrocessione alla sua società e dopo qualche settimana di arresti domiciliari fu condannato al Daspo per 5 anni.
La Difesa degli avvocati
Ad onor di cronaca va sottolineato che i difensori di Nino Pulvirenti, Stefano Rantuccio e Angelo Vitaliti hanno evidenziato, attraverso una nota diffusa alla stampa, che il “Gruppo Pulvirenti ha sostenuto l’attività della società Wind Jet, negli anni in cui essa è stata operativa, sostenendo rilevanti esborsi economici. “È da escludere nel modo più assoluto – hanno aggiunto – che vi siano state condotte distrattive degli amministratori in danno della compagnia aerea”.
Questione di numeri
Giorno 29 non porta esattamente bene all’imprenditore di Belpasso. Il 29 giugno 2015, infatti, è il giorno in cui il dirigente etneo nel corso dell’interrogatorio dopo il primo arresto fu interrogato dal magistrato titolare dell’inchiesta confessando di aver comprato, per l’ammontare di 100mila euro cinque gare di serie B (resta ancora un mistero da chi le abbia acquistate), e oggi, venerdì 29 gennaio. per lui sono scattare nuovamente le manette per il crack della Wind Jet.
Antonietta Licciardello e Monica Adorno