Perché uno degli impianti costruiti dopo le eruzioni del 2002 non funziona? La colpa è di chi ha costruito o di chi ha progettato? Salire a 3.000 metri costa 62 euro a persona, sono molti o pochi? La seggiovia si può usare anche in estate o ha bisogno della neve? Queste sono alcune delle domande che emergono nella vicenda tra il Comune di Nicolosi e la società Funivia dell’Etna. E forse sono le stesse a cui vorrebbe dare una risposta il vicepresidente della Commissione Ambiente all’Ars, Marco Forzese
Catania – La querelle, tra il Comune di Nicolosi e la società Funivia dell’Etna, sulla gestione degli impianti sciistici che si trovano sul versante Sud dell’Etna, ha fatto emergere alcuni dettagli che forse erano sfuggiti al grande pubblico. Uno di questi riguarda il fatto che gli impianti, ricostruiti dopo le eruzioni del 2001 e del 2002, presentano alcune criticità che li rendono di difficile gestione e, in un caso, addirittura inutilizzabile.
Ci riferiamo all’impianto di risalita di Monte dell’Omino che “non può essere aperto per questioni tecniche: quando nevica la stazione di partenza viene sommersa”, aveva dichiarato il sindaco di Nicolosi, Nino Borzì, la settimana scorsa (leggi qui l’intervista). La risposta a quella dichiarazione – e non solo a quella – è stata la conferenza stampa di lunedì 1 febbraio (leggi qui) organizzata da Funivia dell’Etna e di cui avevamo offerto un parziale resoconto. Ma ci sono alcuni dettagli che meritano un approfondimento. Uno di questi è il costo di 62 euro a persona che bisogna pagare per salire a 3.000 metri. Troppo esoso per il sindaco Borzì. Giusto, anzi inferiore a quanto si dovrebbe, e da dividere in tre quote secondo Funivia dell’Etna: 30 euro per la funivia, 23 euro per la tratta effettuata con i bus fuoristrada e altri 9 euro per la guida alpina obbligatoria imposta dalla Prefettura (decreto del 6 agosto 2014) per le escursioni al di sopra di 3.000 metri s.l.m..
Un secondo aspetto riguarda l’utilizzo della seggiovia anche nel periodo estivo. Una possibilità da dover offrire senza alcun dubbio ai turisti, secondo il sindaco e l’amministrazione di Nicolosi. Una impossibilità pratica da attuare secondo Funivia dell’Etna che motiva il diniego con una spiegazione tecnica, che sembra insormontabile e che l’ing. Sergio Sottile, responsabile per la sicurezza, conferma. La seggiovia, spiegano, è un impianto ad “ammorsamento fisso”, dotata cioè di un sistema che non prevede il rallentamento della velocità della sedia in fase di partenza e di atterraggio. Un problema di poco conto quando l’utilizzo è effettuato da persone abbastanza atletiche, come gli sciatori, che possono contare anche su un atterraggio “morbido” offerto quando c’è la neve. Diversa è la situazione in periodi non innevati, quando l’utenza ha un’età media più alta e l’atterraggio avviene tra le rocce laviche tipiche dell’Etna. Un problema che potrebbe essere risolto ma solo grazie a modifiche e accorgimenti strutturali non da poco conto anche da un punto di vista economico.
Come comunicato da Funivia dell’Etna, la Leitner SpA (società costruttrice degli impianti) è stata riconosciuta non colpevole (Lodo 51/2013) della situazione creatasi sugli impianti in merito alla procedura espropriativa fallita. Però sembra strano che nessuno abbia sollevato il problema dell’impossibilità di utilizzare anche uno solo degli impianti costruiti e consegnati nel 2006. I problemi dipendono dalla Leitner che li ha costruiti male? Dipendono dal fatto che il compenso era basso e non adeguato alle prestazioni che si sarebbero dovute eseguire? Dipendono dai progetti che sono stati eseguiti in modo errato o, magari, in location non idonee? E poi per quale motivo il costo da pagare per l’uso dei fuoristrada è di 23 euro e quello delle guide di 9 euro a persona? Sembra un po’ altino o solo un’impressione?
Queste sono le domande a cui vorremmo una risposta. E non solo noi a quanto pare, visto che da ieri, e grazie al deputato Marco Forzese, la vicenda sembra stia prendendo un respiro più ampio. Regionale. Infatti Forzese, in qualità di vicepresidente della Commissione Ambiente e Territorio all’Ars ha mandato una nota in cui auspica la convocazione di una commissione d’inchiesta e dichiara: “È inaccettabile la situazione degli impianti sciistici etnei, e in particolare della Funivia dell’Etna, non funzionante e in parte inagibile, a causa della negligenza di chi, fino ad ora, non ha avuto interesse a sviluppare le risorse presenti nel nostro territorio. La scarsa attenzione e i mancati interventi di ricostruzione, dopo la distruzione dell’impianto a causa dell’eruzione del 2002, pesano non solo sull’efficienza dei servizi, ma anche e soprattutto sul settore turistico che, in comuni come Nicolosi, rappresenta uno dei punti forti dell’amministrazione. Perché si è arrivati a questo punto? Chiederò, pertanto, in qualità di vicepresidente della Commissione IV – Ambiente e Territorio, la convocazione di una Commissione d’inchiesta per far luce sull’accaduto e sulle responsabilità e per far sì che eventi del genere non si ripetano in futuro”.
Monica Adorno