Un incontro dedicato agli “stakeholder”, cioè persone influenti disposte a investire in un’iniziativa economica. Ma sono stakeholder anche i fruitori di servizi, quindi i cittadini
Sulla locandina della convention organizzata da Enzo Bianco c’è il logo del Comune ed è l’unico simbolo visibile oltre al nome a caratteri cubitali del sindaco di Catania e una fotografia. Limmagine ritrae un campo di grano che è un tutt’uno con le pendici dell’Etna e viene attraversato da una strada in cui donne con bambini passeggiano, un ragazzo in contemplazione si gode il relax su una panchina, un uomo scatta delle foto mentre altri, sullo sfondo di una strada che curva, passeggiano. Un titolo “bucato” copre l’Etna con il suo “catania#celafa” e un po’ più in basso si legge “analisi dei risultati raggiunti e dei progetti che si realizzano”. Il resto della locandina si svolge oltre la foto: “il tempo del raccolto. 34 mesi di governo a Catania. Sabato 23 aprile 2016 ore 9. Catania, Centro direzionale San Leone, via A La Marmora 23. Per info: mail segreteria.sindaco@comune.catania.it – tel 095.7423365”.
Null’altro diceva la locandina anche se il comunicato stampa inviato dal Comune specificava che i giornalisti si dovevano accreditare ma soprattutto che l’incontro di sabato 23 era stato organizzato in due parti, la prima dedicata agli stakeholder la seconda aperta alla città e ai catanesi. Vi state chiedendo da dove è spuntata la parola stakeholder? Non siete i soli. Wikipedia la definisce con “portatori di interesse, persone influenti, insomma, disposte a investire in un’iniziativa economica”. La Treccani aggiunge qualcosa di più su questa “iniziativa” e cioè che “l’interesse è negativamente o positivamente influenzato dal risultato dell’esecuzione, o dall’andamento”. E aggiunge che, nell’ambito di un progetto, gli stakeholder sono i soggetti relativi al cliente, i fruitori dei risultati. Ecco perché se il progetto è una città come Catania, i portatori di interesse possono essere, eccome, i cittadini. Ivi comprese le associazioni che difende i diritti di quei cittadini. Se poi l’ultima definizione non è quella che piace di più all’Amministrazione, sarebbe carino capire quanti investitori, portatori di soldi in questo caso, è riuscito a racimolare questo incontro…
Non è un inutile preambolo quello che avete letto, serve anche a noi per capire cosa è accaduto sabato scorso a questo incontro organizzato dal sindaco di Catania per fare il punto in cui si trova questa città e vedere dove sta andando. Un incontro che forse si sarebbe dovuto organizzare in un posto pubblico ma che, sicuramente, avrebbe dovuto prevedere la presenza di chi è all’opposizione per scelta o per nascita. Insomma non erano liste di coscrizione che ci si aspettava di trovare, eppure così è stato per il prof. Maurizio Caserta di Officine Siciliane. Così è stato per Matteo Iannitti di Catania Bene Comune, ed è stato così anche per Claudio Melchiorre del Movimento elettori e consumatori. Tutti e tre, e non erano i soli, tenuti alla porta per precisi ordini del sindaco che, stando ai racconti, lui stesso ha confermato mentre si accingeva ad entrare.
Ordini mantenuti e fatti osservare da dipendenti comunali, dalla polizia municipale e persino, scrive qualcuno, dalla Digos.
Il teatrino dei No richiama gente, giornalisti, folla e domande. Chi fu? Ma vero? Picchì? Cosi de pazzi! Sembra di sentirli quei mormorii in catanese mentre gli addetti al controllo verificano se i nomi sono o meno nella lista degli invitati. Ma quei nomi non ci sono e c’è poco da cercare, fino a quando non arriva il Questore che non capisce, si informa, chiede e parla con gli esclusi, parla con Bianco, e poi decide che quei tre non sono un pericolo, non vogliono fare altro che ascoltare. E li fa entrare. E loro non parleranno, si limiteranno ad ascoltare e a guardare – quasi avessero stipulato un patto d’onore – di programmi e idee da realizzare in una città che “è purtroppo in altre condizioni rispetto al racconto” offerto dalle slide e dai filmati, scrive in una nota Melchiorre, e aggiunge “i diritti dei consumatori e cittadini sono trascurati ed è evidente che è impedito qualsiasi confronto aperto. Il risultato è una città nelle mani della illegalità diffusa, di servizi comunali mancanti, come le fogne, il diritto alla scuola e all’istruzione, servizi sportivi che tradiscono la difficile condizione delle squadre cittadine, i servizi ambientali, le strade, l’inesistente politica turistica”.
Cos’è questa paura del confronto? Perché c’è il terrore della critica? Come si può pensare di amministrare una città da una torre d’avorio lastricata di consensi facili senza capire dove sta andando e di cosa ha bisogno la gente? Quando morì Lady D. la monarchia inglese non capì il sentimento del popolo e stava rischiando di soccombere nella convinzione che l’asetticità di un funerale privato era quello che la ex futura regina si era meritata. Fu il primo ministro ad aprire gli occhi alla regina. Signor Sindaco li apra anche lei, prima che la petizione lanciata contro la sua amministrazione raggiunga numeri credibili.
Monica Adorno