La decisione di Crocetta di chiudere molti siti per il conferimento ha messo in crisi il sistema di smaltimento e trasformazione. In più la Sicilia è distante anni luce dalle percentuali richieste per la differenziata che non solo non aumenta ma regredisce
La bomba era già innescata e pronta a esplodere. L’inadeguatezza del sistema di discariche regionali, senza un piano per lo smaltimento dei rifiuti, a lungo termine e lungimirante, si era già mostrata all’inizio del mese di giugno, quando gli impianti, ormai saturi, si sono visti costretti a chiudere i cancelli lasciando fuori gli autocompattatori e l’immondizia nelle strade. Oggi, il problema si ripresenta in tutta la sua drammaticità. A Catania, dove è presente uno degli impianti più grandi di Sicilia, la discarica Grotte San Giorgio, gestita da Sicula trasporti, ha avvisato – tramite il suo direttore Giuseppe Leonardi – che non potrà più accettare oltre un quantitativo giornaliero di rifiuti. Una situazione che ha immediatamente scatenato una guerra tra Comuni e tra questi e la Regione: il sindaco Bianco dopo aver affermato che “Dobbiamo tutelare le nostre città e siamo pronti a far sentire forte la nostra voce”, ha chiesto al presidente Crocetta di agire, e subito, per evitare che nell’impianto di Coda Volpe, dove conferiscono i comuni etnei, arrivino i rifiuti anche dalle altre province. Perché, nel territorio a cavallo tra il Comune di Catania e Siracusa, a pochi passi da Vaccarizzo, luogo di villeggiatura, e dell’Oasi del Simeto, riserva naturale limitrofa alla discarica e all’impianto di biostabilizzazione, arrivano anche i compattatori di altri territori, come Bagheria, in provincia di Palermo.
Se si considera poi il caldo del luglio siciliano e i 40°, si potrebbe presentare una vera e propria bomba igienico-sanitaria, cosa di cui è evidentemente conscio il presidente Crocetta, che ha risposto all’appello lanciato dal primo cittadino etneo, assicurando che da venerdì, aprirà la discarica di Bellolampo, che servirà la Sicilia occidentale, e la prossima settimana quella di Siculiana, destinata alla parte centrale dell’Isola.
Ma occorrono soluzioni più incisive, dal momento che le discariche sono stracolme e la grave situazione potrebbe ripresentarsi a breve. Anche per questo il sindaco Bianco ha chiesto al presidente e al governo regionale di accelerare le approvazioni del Piano d’intervento e del Piano d’ambito, atti propedeutici per l’avvio delle Gare d’appalto per la gestione dei rifiuti.
Una delle possibilità con cui affrontare l’emergenza potrebbe essere quella di spedire fuori il pattume prodotto dei Comuni, ipotesi tra l’altro già contenuta nell’accordo tra il governo regionale e il governo nazionale, fatto proprio a giugno quando si presentò in tutta la sua drammaticità il problema delle discariche stracolme.
Con il territorio esausto e nessuna possibilità di prorogare la vita di impianti ormai al limite, spedire a pagamento i rifiuti in altre regioni e in altri Stati potrebbe dunque essere l’unica alternativa. Con enormi costi per la cittadinanza. Altre possibilità, come la realizzazione di inceneritori, necessiteranno di anni, così come la modifica delle abitudini della popolazione attraverso le politiche delle varie amministrazioni che, per quanto riguarda la raccolta differenziata, sono vent’anni in ritardo – vedi Catania che non riesce a superare il 10%.
Risolvere il problema immediatamente è la necessità, ma per soluzioni al lungo termine bisognerebbe anche diminuire la produzione di rifiuti. Una filosofia, quella di avvicinarsi alla produzione zero già vantaggiosa in tanti Stati europei, che sembra però ancora lontana dalle politiche locali e in particolare siciliane.
M.T.