Si chiamano Lucio, anche se Lucio non esiste se non come pura entità nata dall’incontro di Giuseppe Lanno e Antonio Russo. I due, entrambi classe ’89, palermitano il primo, salernitano il secondo, si conoscono a Bologna frequentando un corso di musica al DAMS. Un’amicizia da cui, come in molti casi e inizialmente per gioco, nasce una collaborazione musicale.
Giuseppe comincia a scrivere canzoni, che canta con la sua particolare timbrica bassa e cavernosa, quasi gotica, accompagnandosi con un semplice ukulele. Antonio decide di musicare i brani riadattandoli su basi elettroniche create ad hoc. Prende vita così il primo ep ufficiale di Lucio, ironicamente intitolato “Tutti successi”. Cinque brani per poco meno di venti minuti di musica, ma sufficienti a far capire che questo non è un progetto come tanti. A partire dalle capacità di scrittura di Giuseppe Lanno, che mette insieme affilata ironia, intensità visionaria e sprazzi di malinconia metropolitana in un perfetto collage di frammenti di delirante e fragile contemporaneità umana. E se i testi centrano subito il bersaglio con il loro immediato lirismo sarcastico, le sonorità non sono certo da meno, di matrice squisitamente elettronica, danzereccia e accattivante, con innesti di chitarra elettrica qui e là come nell’esplosiva Jingo, originale cover di Carlos Santana.
C’è poi una madrina d’eccezione come Simona Norato, già nota per le collaborazioni in gruppi come Iotatola e Dimartino, alla quale il gruppo affida la produzione artistica che compare in alcuni episodi del disco, come seconda voce in “L’importante è perdere”, al piano in “Rita”. Anche la seconda Iotatola, Serena Ganci, presta la sua bella e inconfondibile voce in “Gratis”.
Sono insomma tanti i motivi per cui non si può fare a meno di questo disco, considerato anche il fatto che una volta partiti col primo ascolto, garantito, non si finisce più, e questi cinque pezzi rischieranno di diventare il vostro, e nostro, personale tormentone estivo. Provare per credere.