Importante e di grande significato la nomina di Liliana Segre come senatrice a vita. La scelta del Presidente della Repubblica Mattarella sottolinea l’importanza del ricordo
La nomina da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di Liliana Segre come senatrice a vita, dà la misura di come sia importante ricordare. Oggi più di ieri. Oggi più che mai. Perché come ormai siamo abituati a leggere, ma non sempre a capire evidentemente, la memoria è il migliore antidoto agli abomini della storia e dell’attualità. E la Giornata della Memoria, istituita nel 2000 e che si celebra da 18 anni ogni 27 gennaio, ogni anno riporta alla mente di chi non c’era (ormai la maggior parte della popolazione) l’eccidio nazista, la persecuzione di ebrei, omosessuali, zingari e dissidenti politici, l’olocausto insomma.
Una delle pagine più buie della storia, se non la più buia, che occorre recuperare alla memoria. Più e meglio di prima. Anche perché negli ultimi anni, sembra stia lentamente scemando l’indignazione pubblica verso il massacro di innocenti, scientificamente eliminati perché rappresentavano fantomatici nemici del popolo e della razza. Sebbene proprio questi tempi siano humus fertile per fare crescere e moltiplicare concetti di odio e intolleranza.
L’uscita di Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla presidenza della Lombardia, che ha pubblicamente parlato di “razza bianca”, salvo poi scusarsi dell’infelice uscita, sembra travalicare la semplice cronaca. Il grosso seguito di cui lo stesso Fontana parla – “dopo (le mie parole n.d.a.), afferma a Libero. nei sondaggi sono salito e più di una persona mi ha fermato per strada per spronarmi ad andare avanti e non mollare. La gente è stanca del politically correct e di sentirsi dire come deve parlare e pensare dai soliti benpensanti che credono di essere i soli a conoscere la verità e ciò che è giusto o sbagliato nel mondo”, ci indica un problema più grande di un’infelice espressione.
Ecco, il cortocircuito sembra ormai scattato: condito con la paura delle ondate migratorie, aggravato dall’assenza di convinte politiche europee e supportato dalla retorica trumpiana. Il cui linguaggio sta contribuendo a fomentare sempre di più un sentimento di odio che potrebbe travalicare gli scenari prettamente elettorali – è innegabile come alcuni partiti, in Italia e altrove, trovino terreno fertile nella xenofobia e nella paura del diverso, da demonizzare tout court – e diventare sentimento comune, radicato. E riconquistare l’Europa, come circa un secolo fa fece il nazi-fascismo. Per questo, oggi, la Giornata della Memoria assume un significato particolare. Non solo ci ammonisce sul fatto che l’uomo, gli uomini, sono capaci di dare vita al peggio che si possa immaginare. Ma soprattutto sul fatto che non basta immortalare i fatti sui libri di storia, nelle statue delle piazze, nei nomi delle vie, per creare un comune e condiviso sentimento. Occorre rinnovare la coscienza e la conoscenza, nutrirla, interrogarla, non consegnare concetti complessi a pochi vocaboli, a slogan asettici che, superata la fase emotiva restano parole vuole di significato. E quindi inefficaci.
Che Giornata della Memoria sia, allora, non solo a parole. Per ricordare che il punto più basso della storia dell’uomo potrebbe essere toccato ancora una volta.
M.T.