Il presidente del Collegio di Garanzia, Franco Frattini e i suoi colleghi se ne sono lavati le mani, come fece Ponzio Pilato con Gesù Cristo. Eppure, grazie alla solerzia dei suoi avvocati, al Catania rimane un barlume di speranza dal Tribunale Nazionale Federale
AGGIORNAMENTO DELLE ORE 15 – Il Tribunale Nazionale Federale della FIGC ha rinviato la discussione che era stata per oggi alle ore 12, al 28 settembre prossimo.
Il Catania farà il campionato di serie C, almeno così pare. Sono le 23:50 di martedì 11 settembre 2018, quando chiudiamo il nostro giornale con grande amarezza per una sentenza ‘non sentenza’ arrivata dal Collegio di Garanzia del Coni, il quale ha dato ragione alla FIGC confermando la serie B a 19 squadre. In poche parole il presidente del Collegio di Garanzia, Franco Frattini e i suoi 4 colleghi se ne sono – come fece Ponzio Pilato con Gesù Cristo – ‘lavati le mani’, dichiarando il loro organo incompetente sull’argomento e rimandando al Tribunale Nazionale Federale la decisione finale. I ricorsi sono stati ritenuti dal Collegio ‘inammissibili’; in poche parole alle squadre che speravano nel ripescaggio in serie B è stato detto ‘siete andati nel posto sbagliato a far valere i vostri diritti’. Una decisione che non come è evidente è arrivata – o forse dovremmo dire ‘non è arrivata’ – per non scombussolare il sistema. Va precisato che Frattini si è schierato in maniera piuttosto netta con le squadre che hanno presentato ricorso e che lui avrebbe voluto una serie B a 22 squadre, ma che la maggioranza del Collegio, tre uomini su cinque, ha votato per il format a 19.
Il commento di Pogliese
Che il primo cittadino di Catania, Salvo Pogliese, sia un tifoso rossazzurro non è un mistero e anche in questa occasione ha voluto supportare gli etnei. Queste le sue parole a caldo subito dopo la decisione: “L’epilogo dell’assurda vicenda del campionato di serie B ha certificato la perdita di credibilità di chi governa il calcio italiano… Si è arrivati a questo epilogo in totale spregio delle regole e del diritto, per la mera volontà di chi vede nel calcio una fonte di guadagno e di lucro. Personaggi che hanno scritto una delle pagine più squallide della storia dello sport più amato dagli italiani… La nostra storia ci insegna che le difficoltà non ci abbattano, ma ci esaltano”.
Un lumicino di speranza dal
Tribunale Nazionale Federale
Il legali del Catania, avevano forse previsto tutto, o magari sono più preparati dei loro colleghi e precauzionalmente, si sono rivolti anche al Tfn che giudicherà sulla legittimità degli atti che hanno portato la B a 19. Gli avvocati etnei, intravedendo un vizio formale e sostanziale della delibera del commissario Roberto Fabbricini e con la consapevolezza che il Catania ha saltato i primi due gradi di giudizio si sono rivolti al Giudice di primo grado chiedendo appunto l’illegittimità di una decisione arrivata da un uomo che in qualità di commissario avrebbe dovuto semplicemente traghettare il calcio italiano e non stravolgerlo. Si tratta, infatti, di una cosa mai successa nella storia del calcio italiano ‘un cambio a tavolino del format, un provvedimento frettoloso e non rispondente alle più elementari regole sportive’. Il Catania è l’unica tra le società ripescabili ad essersi rivolta al TFN, che ha fissato la sua udienza per le ore 14 del 12 settembre. Cioè adesso.
Un ‘maxi risarcimento’
Al di là di quello che accadrà al TFN il Catania e le altre società che avevano chiesto l’ammissione al campionato di Serie B chiederanno al Tar del Lazio un maxi risarcimento per i danni subiti a causa di questa assurda vicenda. Le cifre sono difficili da stabilire, ma se da un lato è certo che i quasi due milioni di euro versati per presentare i ricorsi da ogni singola società verranno risarciti, dall’altro è probabile che venga stabilito un rimborso considerato anche i mancati guadagni e un mercato che non si è svolto come avrebbe dovuto, per un’avventura che si è protratta per due mesi. Si ipotizza la possibilità che le cinque squadre che aveva chiesto di partecipare al campionato cadetto si possano spartire una torta di 40 milioni di euro.
Antonietta Licciardello