Con grazia di Dio ci siamo lasciati alle spalle un 25 Aprile sulla cui rappresentazione, perché di questo si tratta, dovremmo riflettere seriamente.
Abbiamo assistito ad un vero e proprio incontro di lotta libera politico istituzionale in cui sono finiti coinvolti, più o meno inconsapevolmente, alte cariche dello Stato e della Chiesa cattolica, normalmente deputate a fare da pacieri e non certamente a schierarsi a fianco di un contendente;
Anche perché, l’altezza delle cariche scese in campo è tale da configurare un vero e proprio intervento del tipo “deus ex machina”, capace cioè di sovvertire l’esito di una battaglia.
A raccogliere il grosso delle critiche è stato il Ministro dell’interno, raffigurato, novello untore, come una specie di anticristo, diffusore delle nuove piaghe dell’umanità, o ancora, in attesa di indossare una felpa in orbace, millantatore di promesse di sicurezza civica, ordine e diritto alla difesa, in cambio di tacita accettazione di una imminente restauranda dittatura.
Tutta questa improbabile, incredibile e comunque inaccettabile rappresentazione, per ridare, con l’individuazione di un antagonista, un ruolo a chi protagonista non è più, o a chi di altro dovrebbe occuparsi.
La vera nota sulla quale soffermarsi è però data dalle risposte che i giovani hanno fornito alle interviste realizzate da televisioni riconducibili alla opposte tifoserie;
I giovani sanno che il 25 Aprile è festa, ma non per cosa.
Quei pochi che hanno risposto “della liberazione”, non sapevano da cosa.
Una volta tanto proviamo ad imparare dai giovani; loro hanno archiviato i concetti di fascismo ed anti fascismo, che ormai servono solo a chi ne fa uso strumentale per giustificare la propria esistenza, e guardano avanti.
Ed anche noi, guardando avanti fra due giorni incapperemo nel 1 Maggio.
Festa antica e nobilissima che, anche quest’anno sarà oscurata dalla cappa della disoccupazione, specie giovanile e femminile, elevata a potenza nel Mezzogiorno ed in Sicilia.
Questa volta temo sarà la volta del ministro del lavoro di subire le bordate del suo collega vice premier, non già per quanto fatto, ma per quanto invece non fatto.
Il mal comune mezzo gaudio, invocato dal Presidente del Consiglio e dalla componente 5S, che chiama in causa la crisi generale indotta dalla guerra commerciale USA/Cina, per giustificare il fallimento delle politiche di sviluppo e rilancio italiane, non convince nessuno;
E comunque, anche in questo caso ha scelto il campo sbagliato, andando a firmare, assieme al ministro dello sviluppo, l’accordo con la Cina.
La guerriglia pretattica è dunque in pieno svolgimento e temo che il giorno della “dichiarazione” vera e propria non sarà il 27 Maggio.
Dovremo sopportare ancora a lungo la rappresentazione del “Conte di Carmagnola” con il suo “s’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”.
Alfio Franco Vinci