Sole, terra scura e mare, su tutto maestoso il vulcano: uno scenario abbagliante e bellissimo quello che si apre alla vista sbarcando a Stromboli.
Sull’isola, una settimana dopo l’eruzione vulcanica che ha provocato un morto e un ferito e tanta paura, la situazione appare serena e i turisti scendono numerosi dall’aliscafo; come sempre, nel mese di luglio e in quelli estivi.
Addentrandosi tra bancarelle e turisti, viuzze, spiagge, lo sguardo va su, verso IDDU, come lo chiamano gli abitanti dell’isola. Da ieri (8 luglio) la situazione è tranquilla, oggi neppure l’intervento dei Canadair e nessuna allerta. La sezione di vigili del fuoco si dà il cambio turno e infonde tranquillità a chi pone domande. A Ginostra il quadro ovviamente è diverso, la paura è stata grande e si fa la conta dei danni ma la voglia di ricominciare è più forte. Intanto sul vulcano sono interdette le escursioni, c’è un trabocco lavico e soprattutto una situazione da studiare, con cautela e per precauzione il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, ha disposto il divieto di escursioni sull’isola.
Intanto una squadra di volontari è sbarcata a Ginostra per «pulire» il borgo dalla cenere lavica, lapilli carbonizzati e pomice nera.
Ma il problema non è solo la cenere. Gianluca Giuffrè, titolare di un’attività commerciale ha scritto una lettera aperta al governatore Musumeci – che ha promesso un visita a breve – con la quale chiede interventi tempestivi per i danni causati dall’eruzione: primo fra tutti mettere in sicurezza il costone che dalla chiesa giunge al porto per preservare le vie di fuga verso il mare. Ma c’è anche l’approdo di Protezione Civile di Ginostra danneggiato dai marosi che chiede attenzione e per il quale esiste un finanziamento di 880mila euro, anche se l’iter è fermo da anni. Ma la lettera aperta al presidente della Regione va letta più come una richiesta di aiuto per ripartire, e per farlo in fretta. E gli isolani, che con il vulcano ci convivono e lo amano, vorrebbero ripartissero anche le attività di escursione ma sono loro stessi a chiedere che vengano stabiliti dei limiti diversi di scalata. Sempre.
Il messaggio è chiaro: «Se non ripartono anche le escursioni, metà dell’economia dell’isola sarà danneggiata». Dice perentorio Massimo Cincotta, imprenditore e gestore di numerose attività di ristorazione e accoglienza sull’isola: «Nessuna paura, con il vulcano si convive ma bisogna rispettarlo».
Sulla necessità di far ripartire le attività dell’isola insiste anche Giuseppe Fulco, stromboliano di adozione e promotore di eventi, si fa portavoce anche delle lamentele contro i media che hanno sparso il terrore senza pensare alle conseguenze in termini di visibilità per un’isola che vive di turismo: «Ne abbiamo sentite di tutti i colori: nubi di cenere tossiche, evacuazioni, turisti che scappano e che si buttano a mare… ma nessuno qui a vedere…. Certo a Ginostra ci sono stati dei danni ed un ragazzo è morto. Ma in tanti decenni di salite con centinaia di persone al giorno sul vulcano più spettacolare del mondo, gli incidenti si contano sulle dita di una mano».
Gli fa eco il ‘mozzo’ dell’aliscafo che preferisce non si faccia il suo nome: «Non ho visto nessun turista buttarsi a mare il giorno dell’evento, piuttosto un po’ di (comprensibile) agitazione tra i turisti giornalieri arrivati con le motonavi».
Occorre informare di più e meglio i turisti sui comportamenti da tenere in questi casi, precisa Fulco che punta a garantire la sicurezza ma questo vale per ogni evento pubblico… “Ad oggi tutti vengono informati sull’attività dello Stromboli e sottoscrivono un’assunzione di rischio. Le guide informano sul comportamento da tenere in caso di episodi anomali ed è chiaro – continua – che salire sulla vetta del vulcano più attivo al mondo qualche rischio comporta. Abbiamo un tesoro che tutto il mondo conosce, il più spettacolare dei vulcani, un vero e proprio laboratorio scientifico per gli scienziati ed un paradiso per i turisti. Turisti che meriterebbero più servizi, dai cestini per i rifiuti ai bagni pubblici. E persino un molo di attracco potenziato, magari rendendo operativo il molo di Ficogrande, da anni bloccato».
Insomma ci vogliono opere e fatti per tutelare lo Stromboli, un autentico patrimonio dell’umanità.
Giovanna Russo