Quando l’8 Settembre del 1943 venne annunciata l’immediata entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile, scoppiò un incontrollato ed incontrollabile “TUTTI A CASA”.
Prima, il 25 Luglio, al proclama del maresciallo Badoglio “La guerra continua”, non aveva creduto nessuno e il neo capo del Governo post fascista non era riuscito a tenere un minimo di ordine e di disciplina; ormai i ranghi si erano sciolti e valli a riprendere tutti quelli che, più o meno in buona fede, si erano ritenuti liberi di fare ciò che volevano.
Non vorrei che il 3 Giugno 2020, nonostante la guerra (al virus) continui, ci si lasci prendere dall’entusiasmo e, illusi che, la ritrovata libertà di movimento equivalga a “virus debellato”, ci andiamo a cacciare in qualche guaio ancor più serio di quello che abbiamo vissuto, ma non ancora archiviato.
La terapia unica e risolutiva per curare questo “virus specializzato e resistente”, come lo ha definito il prof Walter Ricciardi, non c’è ancora, anche se rispetto al 21 febbraio, in soli tre mesi abbiamo fatto passi da giganti e sono aumentate, di molto, le terapie utilizzate.
Il vaccino è ancora di là da venire e, comunque la precedenza per acquistarlo, come ha annunciato la Sanofi, l’avranno quelli che possono pagarlo, e non è certo il nostro caso.
Senza volermi addentrare nella giungla dei sospetti e delle dietrologie (cure semplici scartate perché non remunerative; vaccini registrati nel 2014 per essere pronti per il miglior offerente nel 2020; applicazioni pronte, cotte e mangiate, di proprietà del solito belzebù) per non finire con lo sguazzare nel pantano della maldicenza e della diffamazione a buon mercato, non posso non ricordare di aver scritto qualche settimana fa che ci saremmo presto trovati davanti ad un bivio: morire di Covid o di fame.
Purtroppo ancora una volta le piroette da saltimbanco di chi, con buona pace della Costituzione si è surrettiziamente di fatto dotato, senza né chiederli né annunciarlo, di pieni poteri, espropriando ministri e presidenti di regione, ci hanno portati a dover fare la difficile scelta fra fame e virus.
Con stizza e rammarico rivedo alla moviola l’ostruzionismo ai Presidenti di Regione; le velate minacce a chiunque manifestasse dissenso; le azioni censorie contro i Sindaci; la pervicace negazione dell’evidenza sulle diversità geografiche della diffusione della pandemia; le battute da caserma sulla “occupazione” della Sicilia, la spropositata reazione al legittimo esercizio di potere normativo della Calabria e la meschina capitolazione di fronte alla Legge provinciale di Bolzano che si è riappropriata della propria autonomia.
Tutto ciò perché, così come, dissennatamente, il lockdown era stato decretato per l’intero territorio nazionale, altrettanto si è voluto fare per il “liberi tutti”.
Nel frattempo, oltre a cercare di curare l’Italia, si è assicurata lunga vita al Governo con alcuni strategici rinvii, di referendum ed elezioni amministrative, che rendono non praticabile un cambio al vertice e meno che mai nuove elezioni.
Speriamo solo che, nel tempo, se vuole Dio, dimenticheremo l’esperienza Covid. Ma di certo non dimenticheremo come il nostro Popolo, sovrano, sia stato ridotto a suddito, senza alcun diritto.
Alfio Franco Vinci