Palermo – “Fin da bambino è stato subito chiaro quello che avrei fatto da grande. Avevo evidente passione e capacità creativa, immediato rapporto con la materia, qualsiasi essa fosse, con la quale realizzavo subito forme, sperimentandone le proprietà e caratteristiche”. Giacomo Rizzo, nato a Palermo nel 1977, è professore di Scultura e Tecniche di fonderia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. La sua attività artistica è frutto della continua ricerca di ispirazione con la natura e il territorio: le sue opere sono la sintesi del rapporto uomo-ambiente.
“Dallo studio che ho avuto a disposizione a New York ho contemplato architettura e natura e dalla constatazione di come questa la sovrasti, la domini e la schiacci è nata la mia scultura monumentale che, a seconda della sensibilità dell’osservatore, può essere una medusa, un fiore atomico, qualsiasi altra cosa che crei impatto ed emozione”, spiega Giacomo Rizzo.
Le sue opere e installazioni sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private e in musei internazionali. Solo per citare le più recenti: 2020 “Passaggi” presso il Museu de Lisboa – Teatro Romano di Lisbona; “Where is your nature?” Istituto Italiano della Cultura di Lisbona, Museo delle trame mediterranee; Fondazione Orestiadi, Gibellina; Il mare di Sebastiano Tusa, Ustica, la prima scultura in marmo collocata nelle profondità della riserva marina all’ingresso del Parco Archeologico Sottomarino; Palazzo delle nazioni unite ONU. Dal 2018 sono esposte tre opere nell’area partenze dell’aeroporto internazionale “Falcone e Borsellino” di Palermo; 2016 “Respiro” Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo; 2016 “Matermania”, Villa Lysis Capri (NA), opera che ha ricevuto il prestigioso Matronato Museo Madre e la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee; 2015 “Itaca”, Monumento allo IAMC CNR-UOS, Marine Biodiversity Observatory, Capo Granitola; 2014 The Pat, Palazzo delle Nazioni Unite, patrimonio Unesco, New York, USA. Da agosto a dicembre 2019 Residenza al Mana Contemporary, New Jersey, Chicago, Miami, Stati Uniti. Tra le sue ultime mostre: 2019 Where is your nature? Open House Sunday, Mana Contempory, Jersey City, New Jersey U.S.A.
L’inedita esplorazione dell’ambiente è recente: nei mesi scorsi, quando il periodo del lockdown ha messo in ginocchio l’intero pianeta, sollecitando la sensibilità di artisti e l’interesse degli scienziati, i quali si confrontano sul rapporto uomo-natura, Giacomo Rizzo sceglie il vulcano Etna come luogo di pensiero primigenio, di viaggio e di scoperta; per conoscerne gli aspetti storici, documentativi, culturali e tecnici che connettono il paesaggio all’archivio della memoria visiva. Le escursioni sul vulcano esaminate dall’autore, hanno attivato itinerari di studio modulando sinergie e collaborazioni di tipo scientifico, intessendo un dialogo contemporaneo tra il pensiero e la materia.
La poetica dell’autore si configura come una continua ricerca di estetica e linguaggio attraverso il contatto diretto con la natura e il suo territorio diventa un luogo dell’anima. Dall’incontro con lo spazio naturale attinge forti sensazioni e suggestioni che insieme ad un’attenta analisi della società contemporanea, inviano, attraverso la scultura, messaggi chiari e precisi sul rapporto uomo-natura. La sua sete di ricerca affonda lo sguardo nelle connessioni che l’uomo attiva nello spazio in cui vive.
“L’Etna è mito, da millenni: da quando impauriva l’uomo primitivo e del Medio Evo con le sue terrificanti eruzioni, diventando luogo di leggenda, dai giganti a re Artù. Successivamente le sue manifestazioni spettacolari attirarono i grandi viaggiatori europei, adesso l’Etna è luogo di ricerca, monitoraggio, sperimentazione scientifica. E l’uomo ha tramutato nei secoli la paura nei suoi confronti in amore, il timore in rispetto” aggiunge Giacomo Rizzo che sta lavorando a un progetto inedito, di valenza internazionale, da realizzare proprio sul Mongibello.
Una dimensione artistica internazionale, quella di Rizzo, evidenziata dalle “residenze” all’estero al Mana Contemporary, One Voice e al Na Palma de Uma Rocha Lisbona. Ma Giacomo Rizzo non ha mai voluto interrompere il rapporto con la sua Terra. Da alcuni anni è prestigioso e gradito ospite di uno dei più sfarzosi edifici della Palermo settecentesca: Palazzo Alliata, testimonianza di storia e ricchezza ultra secolare, esempio di architettura nobiliare e della cultura di un’epoca sempre più lontana. Ma le ragioni dell’economia prevalgono su quelle della generosità e del mecenatismo e così l’artista suo malgrado, dovrà lasciare il locale che la Curia gli ha messo a disposizione e utilizzato come spazio creativo e di laboratorio, luogo di perfezionamento e officina per trasformare in materia le sue ispirazioni. Palazzo Alliata, infatti, sarà ceduto per essere destinato a struttura ricettiva di grande raffinatezza e classe. Dal 1° gennaio, infatti, non potrà più usufruire dell’ospitalità della Curia e dovrà necessariamente trovare uno spazio adeguato per ospitare la sua fantasia creativa che gli ha consentito di realizzare opere monumentali, che ad oggi sono collocate in diversi luoghi istituzionali nel mondo.
“Nessun artista può fare a meno del rapporto con il proprio territorio, con le proprie radici, anche se la sua creatività e capacità realizzativa viaggia nel tempo e nello spazio – sottolinea Giacomo Rizzo -, ecco perché è quasi una necessità prima ancora emotiva più che logistica di avere a disposizione una “bottega” a Palermo o in Sicilia”.
Una dichiarazione di amore e speranza per la sua terra, un modo per cercare di resistere alla tentazione di volare oltre l’oceano e accettare la disponibilità di uno spazio creativo per lui, in una delle capitali mondiali dell’arte. “Lì apparterrei ad una comunità creativa, tra ricerca e contaminazione veramente globale, un’opportunità di crescita incredibile ma lontano da questa terra. Confido pertanto nell’auspicio di quanti possano e vogliano mettere a disposizione uno spazio che abbia caratteristiche adeguate allo studio e alla ricerca, per poter continuare a darmi la possibilità di produrre pensiero nella mia terra, e le mie opere, che sono frutto di luce e colori della mia amata Sicilia, potranno continuare a viaggiare per nuovi confini”.
Un appello da accogliere e soddisfare, per evitare che, dopo la fuga dei “cervelli” questa terra perda anche i suoi artisti migliori.