È stato siglato a febbraio dal presidente Giorgio Napolitano il protocollo d’intesa per la nascita del Distretto del Sud Est. Una sinergia tra istituzioni e imprese che rilanci infrastrutture e servizi del territorio compreso dalle tre province Catania, Siracusa e Ragusa. Un modo ambizioso per attirare risorse, investimenti e anche per promuovere il turismo, perché no?
Al di là delle firme e della data di nascita, a che punto è il Distretto del Sud Est? Ne hanno parlato oggi a un convegno dal titolo “Obiettivo Sud – Est, Catania, Siracusa e Ragusa verso il Piano strategico di area vasta” promosso da Confindustria e da diverse associazioni di categoria della provincia etnea. Il titolo forse può lasciare interdetti.
Cos’è il Piano Strategico di area vasta? In parole quasi povere si potrebbe definire come lo strumento attraverso cui si intendono realizzare le azioni di medio-lungo periodo per rafforzare sia il sistema territoriale come nodo di eccellenza della rete infrastrutturale di rango nazionale ed europeo, sia le specifiche linee di azioni locali. Un modo insomma per far crescere il territorio offrendo a chi ci vive, servizi, e a chi intende lavoraci, possibilità concrete.
È Salvatore Bonura, segretario della Cna, che identifica lo stato di avanzamento del Piano vittima di un “percorso accidentato” a causa della mancanza di alcuni attori fondamentali del Distretto. E l’appello è rivolto proprio alle Camere di Commercio di Catania e Ragusa (al momento commissariate) che, non avendo pieni poteri delle loro facoltà, non possono dar corso agli adempimenti esecutivi.
Ivan Lo Bello, vice presidente di Confindustria, punta su Naxos e Taormina auspicando “un’interazione forte tra porti, aeroporti e altri attori dello sviluppo per favorire la crescita di turismo, industria, agroalimentare. Tutto nel segno dell’innovazione e della collaborazione con il sistema universitario”.
Domenico Bonaccorsi, presidente di Confindustria Catania, ritiene che “ognuno deve fare la sua parte. Istituzioni, soggetti pubblici, organizzazioni datoriali e sindacali. Bisogna realizzare sinergie ed economie di scala. Alcuni progetti ci sono già e mi riferisco al lavoro fatto dall’ex ministro del governo Letta, Carlo Trigilia che, su incarico della Camera di Commercio di Siracusa, ha disegnato un programma di investimenti e interventi sul territorio che favorisce la penetrazione nel territorio stesso. Tanto per fare un esempio – continua Bonaccorsi – la frammentazione del nostro sistema portuale non ha senso. Ci deve essere chi si occupa del commerciale turistico e chi si occupa delle merci. Vedi Augusta, Pozzallo e Catania”.
I trasportatori sono d’accordo?
Si tratta di vedere. Sono anche d’accordo. Sfruttando l’interporto e i collegamenti. Augusta e Catania si raggiungono in 20 minuti. Ancora ci sono delle cose che vanno realizzate, una di questa è la nuova darsena al porto di Catania che consentirebbe lo spostamento del traffico commerciale. Un’opera che potrebbe essere pronta entro un anno”.
All’incontro erano presenti alcune sigle del mondo produttivo (Agci, Ance, Apindustrie, Cna, Confartigianato, Confcooperative, Confimprese Italia, Confindustria, Federamatori, Lega delle Cooperative, Unicoop, Unci, Upia Casartigiani, Upla – Claai) insieme alle organizzazioni sindacali, rappresentate dal segretario generale della Cgil di Catania, Giacomo Rota, e della Cisl, Rosaria Rotolo.
Monica Adorno