Doccia fredda per le speranze della rinascita della Perla Jonica. Subito dopo l’annuncio che il complesso alberghiero era stato finalmente acquisito dallo sceicco Hamed Bin Al Hamed, della famiglia reale di Abu Dhabi, veniva notificato un decreto del Tribunale fallimentare con la dichiarazione di fallimento della società in amministrazione controllata.
Un’altra grande occasione perduta per Acireale? Il rischio purtroppo è fortissimo. Innanzitutto perché nessuno delle terne di commissari ha mai applicato la ratio della cosiddetta Legge Prodi che consiste nel tentativo di salvare e rilanciare un’azienda. Poi perché in questo caso tutto è stato sempre molto complicato e confuso e sembra diventarlo sempre di più.
Il primo bando relativo alla vendita risale al 2009. L’unica società che avanza un’offerta è la Item srl, al 70% di proprietà dello sceicco arabo lo sceicco Hamed Bin Ahmed Al Hamed e al rimanente 30% di due soci italiani. Si tratta di 47 milioni di euro ma a condizione che vi sia un cambio nella destinazione d’uso. La trattativa non si conclude poiché essa è fondamentalmente irregolare: primo perché la Item non offre nessuna garanzia economica, secondo perché il bando non ammetteva condizioni.
Vi è anche un’azione da parte di diversi consiglieri comunali di Acireale che presentano un esposto alla Procura della Repubblica. Si blocca tutto e passano circa tre anni senza che nulla succeda ed a quel punto il Ministero chiude il bando e incamera di 4 milioni e mezzo di euro della cauzione.
Nel 2013 viene pubblicato un nuovo bando che questa volta riguarda l’acquisto non solo dell’immobile ma dell’intera società, la R.T.A. – Realizzazioni Turistiche Alberghiere S.p.A., ma ha come termine perentorio di chiusura della trattativa la data del 31 marzo 2014 e della conseguente dichiarazione di fallimento. Nessuno si presenta e successivamente si apre una transazione con la Item che, dopo una perizia di parte, vede il calo del valore della Perla Jonica da 47.000.000 di euro a 28.500.000. Avviene quindi da parte dei commissari liquidatori l’assegnazione provvisoria alla Item in attesa dell’approvazione del Comitato di Sorveglianza.
A questo punto interviene il Tribunale e dichiara il fallimento. Cos’è successo? Si sono verificate alcune incongruenze poco chiare: innanzitutto il Ministero da un lato indica un termine perentorio per la consegna dei libri contabili in Tribunale dall’altro accetta, attraverso alcuni suoi funzionari, la proposta di una transazione su una gara irregolare (la prima) ormai morta e sepolta; inoltre non è affatto regolare che la perizia sia stata fatta dagli stessi acquirenti. I commissari, legittimamente, fanno ricorso avverso l’istanza di fallimento, il cui risultato si conoscerà il 4 giugno prossimo.
Ma ai commissari il Tribunale contesta diverse irregolarità tra le quali, in particolare: «È incontroverso come i commissari liquidatori di RTA, decorso infruttuosamente il termine ultimo dettato dal medesimo Ministero per individuare l’assuntore del concordato, invece di avviare senza indugio la procedura ex art. 69 del d.lgs 270/1999 testa alla conversione in fallimento, in plateale violazione della norma, hanno proseguito l’attività di liquidazione promuovendo la vendita di un rilevantissimo compendio immobiliare appartenente alla società in amministrazione straordinaria, addirittura qualche giorno prima (il 28 aprile 2014) dell’udienza fissata per la trattazione del presente procedimento».
Inoltre, scrive ancora il Tribunale: «dopo il conclamato insuccesso delle iniziative tese ad individuare un terzo che potesse avanzare una proposta di concordato per la società in amministrazione straordinaria, in ossequio alla legge del 2011, i commissari liquidatori, piuttosto che imprimere una improvvisa accelerazione alle vendite immobiliari, avrebbero dovuto avanzare istanza per la conversione in fallimento della procedura».
Questo, e altro ancora, scrivono i giudici della Sezione Fallimentare del Tribunale di Catania: Adriana Puglisi, Laura Renda e Giuseppe Fichera. Una bella lavata di capo per i commissari liquidatori che vengono così dichiarati decaduto e sostituiti dal professore Aurelio Mirone.
Per la Perla Jonica si apre quindi un nuovo capitolo, ricco di incognite, ma che purtroppo non può cancellare tutto il tempo perduto per il quale Acireale rischia seriamente di perdere o di vedere ancora, terribilmente ritardare, il rilancio di una delle sue maggiori possibilità di sviluppo.
Giovanni Iozzia